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Questo articolo è stato pubblicato il 04 agosto 2012 alle ore 08:13.

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La ripresa degli acquisti Bce
L'ultimo passaggio del pacchetto emergenziale per l'Eurozona prevede l'intervento della Bce. Il suo Consiglio ha chiarito il ruolo futuro dell'istituto centrale per evitare la frammentazione dei mercati e salvaguardare la trasmissione di politica monetaria. La Banca centrale è pronta a riattivare l'acquisto di bond sul mercato secondario. Quel Securieties Markets Programme (Smp) avviato nel maggio 2010 con l'esplodere della crisi greca. La Banca ha posto tuttavia una condizione, «necessaria ma non sufficiente» per il suo intervento: lo Stato che sperimenta un problema di finanziamento legato a rendimenti eccessivi - in questo momento soprattutto la Spagna, un domani potrebbe toccare all'Italia - deve prima aver chiesto l'aiuto dell'Efsf/Esm. Deve dunque aver firmato un Protocollo d'intesa. Di qui il riferimento alla "condizionalità", tanto importante per la Banca centrale, e all'interno di essa per la componente tedesca, in quanto elimina il rischio del moral hazard degli Stati: Mario Draghi - sottolinea Goldman Sachs in una nota - non ha offerto ai Governi l'opportunità di trasferire il loro rischio fiscale sui bilanci della Banca centrale. Dicendo che il ricorso all'Efsf/Esm non è sufficiente la Bce ha poi inteso sottolineare di nuovo la sua indipendenza.
Per la prima volta, inoltre, gli acquisti di titoli potrebbero non essere "sterilizzati", con ciò aumentando l'impatto sulla curva dei rendimenti e potrebbero essere di dimensioni ben diverse da quelle degli anni passati, Potenzialmente, forse, illimitate.
Nel ricco carnet di misure emergenziali potrebbero anche rientrare nuove operazioni di rifinanziamento a lungo termine per le banche (Ltro) e una revisione dei collaterali richiesti per le linee di credito.
SCHEDE A CURA DI Roberta Miraglia
CONVINCERE IL FRONTE DEL NORD
I virtuosi che mugugnano
Nella crisi dell'Eurozona hanno fatto fronte comune alcuni Paesi con i conti pubblici in ordine, e intransigenti sul rigore fiscale: l'Olanda, la Finlandia oltre ovviamente alla Germania. L'insofferenza di questi Stati virtuosi verso i partner che "non fanno i compiti a casa" è cresciuta fino a far dire alla Finlandia, il 6 luglio, che avrebbe preso in considerazione l'idea di uscire dall'euro (a destra, il premier Hyrki Katainen). La Finlandia ha ottenuto dalla Spagna, in cambio del suo via libera agli aiuti per le banche, garanzie in collaterali per 769,92 milioni, che coprono il 40% della quota finlandese degli aiuti
Il potere tedesco
Il cancelliere Angela Merkel (a destra) e il governatore della Bundesbank hanno fatto sì che la Germania giocasse la sua partita nel ruolo che le compete: quello di un Paese che ha un peso diverso dagli altri. Lo si è visto anche soltanto in occasione del Consiglio della Bce: è anche per le pressioni tedesche che il governatore della Bce Mario Draghi si è dovuto muovere con la cautela che ha mostrato. Sottolineando che l'intervento di Efsf e Esm dovrà avvenire in base a una «severa condizionalità» sugli impegni presi dai Governi stessi (il che ha rappresentato finora il maggiore disincentivo per i Paesi alla richiesta dei fondi)

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