Storia dell'articolo
Chiudi

Questo articolo è stato pubblicato il 16 agosto 2012 alle ore 20:55.
L'ultima modifica è del 16 agosto 2012 alle ore 17:23.

My24

TARANTO - «Buffone, buffone buffone». Stamattina gli operai dell'Ilva, alcuni in tuta blu, altri in tuta arancione, hanno scandito l'epiteto all'indirizzo di Alessandro Marescotti, l'ecologista leader di Peacelink che con un paio di amici giornalisti si era avvicinato forse un po' troppo al gruppo di operai che bloccava la strada statale 7 tra Massafra a Taranto.

Il caldo scioglie anche l'asfalto e gli operai cercano un po' di refrigerio sotto un ponte dello stradone che per chilometri e chilometri spezza in due gli impianti dell'acciaieria. L'apparizione di Marescotti surriscalda subito il clima. L'ispettrice che coordina i poliziotti dice ai suoi di sollevare l'ecologista di peso e portarlo via: «Altrimenti qui finisce male» comunica alla Questura con un walkie talkie. Marescotti indietreggia e riesce solo a rivolgere una frase agli operai: «Basterebbe utilizzare le Bref più avanzate (Bat reference report, cioè il rapporto sulle migliori tecnologie disponibili, Ndr) per abbattere le emissioni fino a un sessantesimo rispetto a quelle attuali».

Mentre l'ecologista indietreggia, lo raggiunge Cosimo Damiano Francioso, ingegnere dell'Ilva e responsabile delle linee di zincatura a caldo: «Non ho alcun problema a parlare con lei. A patto che voi smettiate di parlare dell'Ilva come se all'alba del 2012 qualcuno rappresentasse la Sicilia con coppola e lupara».

Francioso non finisce la frase che alle sue spalle gli operai con le fronti imperlate di sudore ricominciano a urlare «buffone, vattene via». Marescotti scompare dentro l'automobile. E dopo una ventina di minuti, trascorse le due ore di sciopero indetto da Fim e Uilm, il cordone di operai che blocca la statale 7 si trasforma in un lungo serpentone che lentamente fa ritorno in fabbrica.

Commenta la notizia

Shopping24

Dai nostri archivi