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Questo articolo è stato pubblicato il 18 agosto 2012 alle ore 10:34.
ROMA - «Eppure ci sono italiani ricchi o medi che sistematicamente non pagano le tasse». Parole, quelle pronunciate da Mario Monti nell'intervista rilasciata al settimanale Tempi, che trovano un'amara conferma proprio con il gettito delle tasse sul lusso nei primi sette mesi dell'anno. Dai dati in possesso dell'agenzia delle Entrate, le somme incassate dall'Erario superano infatti di poco i 92 milioni di euro contro i 387 milioni attesi. In altre parole, tra gennaio e luglio i paperoni d'Italia hanno pagato meno di un quarto (23,9%) di quanto loro richiesto. Che somma il superbollo per le supercar, la tassa sulle imbarcazioni oltre i 10 metri e l'imposta erariale su aerei ed elicotteri.
Dal riscontro sui modelli di versamento F24 e sui bonifici effettuati emerge che delle tre patrimoniali sul lusso quella su cui l'evasione appare già "conclamata" è la tassa sulle barche superiori a 10 metri. Il termine di versamento è infatti abbondantemente scaduto (l'appuntamento era il 31 maggio scorso) e ad oggi lo Stato ha incassato poco più di 23 milioni di euro contro i 155 milioni attesi. Un risultato scoraggiante, pari a un misero 15% dei più lauti incassi ipotizzati dalla Ragioneria generale dello Stato. Più che la paventata fuga delle imbarcazioni dai porti italiani alla ricerca di più accoglienti (e meno esosi) approdi stranieri, i dati delle Entrate mostrano come i diportisti dei maxi yacht abbiano con ogni probabilità preso il largo dall'imposta o quantomeno come siano riusciti ad aggirarla.
Quando fu introdotto con il decreto Salva-Italia, il prelievo sulle barche era una vera e propria tassa di stazionamento dovuta da chi solcava o stazionava in acque italiane. Questo aveva spinto le associazioni di categoria e quelle del turismo a parlare di incentivo allo spostamento delle imbarcazioni verso porti stranieri. Con il decreto sulle liberalizzazioni (Dl 1/2012) per superare queste paure ed evitare la fuga dai porti del Belpaese dei diportisti stranieri – non disposti a pagare da un minimo di 800 euro a un massimo di 25mila euro l'anno per imbarcazioni superiori ai 64 metri – la patrimoniale è stata trasformata in tassa di possesso dovuta esclusivamente dai residenti italiani. Operazione che ha lasciato il Fisco italiano nel timore di rimanere a bocca asciutta, perché basta una semplice intestazione dei beni a soggetti non residenti per eludere il prelievo.
Comunque sia, che si tratti di elusione o di evasione, l'amministrazione finanziaria ha già messo in moto la macchina dei controlli e a breve andrà a cercare i diportisti del lusso chiedendo conto del pagamento della tassa. A farlo – stabilisce la norma – saranno Capitanerie di porto, Guardia di Finanza, Polizia di Stato, Carabinieri e Forestale di pattuglia (ma non solo) nelle aree marine protette. E il conto per gli evasori colti in fallo potrebbe essere ben più salato dell'ammontare dell'imposta, visto che l'ammenda va dal 200 al 300% dell'importo non versato. Oltre, naturalmente, al pagamento della tassa dovuta.
Se sulle barche il gettito è stato deludente, per aerei ed elicotteri il piatto piange. I proprietari di aeromobili al 31 luglio hanno versato solo il 2,1% dell'imposta attesa: complessivamente l'Erario ha incassato 1,8 milioni di euro contro gli 85 milioni stimati. Ma almeno in questo caso lo scostamento tra dare e avere trova due parziali giustificazioni. In primo luogo, il provvedimento dell'agenzia delle Entrate, previsto espressamente dalla norma istitutiva entro 60 giorni dal Salva-Italia con cui dovevano essere fissate le modalità e i criteri di versamento della patrimoniale sugli areomobili, è arrivato soltanto il 28 giugno scorso. In secondo luogo la tassa erariale va corrisposta all'atto della richiesta di rilascio o di rinnovo del certificato di revisione della aeronavigabilità in relazione all'intero periodo di validità del certificato stesso. Quindi l'appuntamento alla cassa ha una "data variabile". Un piccolo spiraglio per incassare le quote di gettito mancanti è ritenuto ancora possibile.
La variabile sui tempi del versamento vale anche per le auto di lusso dove però gli incassi a fine luglio hanno toccato il 45% di quelli attesi. Dal superbollo, infatti, rispetto ai 147 milioni stimati lo Stato ha incassato 67 milioni. Anche in questo caso, come detto, l'addizionale erariale della tassa automobilistica, pari per il 2012 a 20 euro ogni Kw di potenza superiore a 185 Kw, è dovuta all'atto di pagamento del bollo auto. Il gettito dunque entro fine anno potrà recuperare terreno rispetto le attese. Se così non dovesse essere, il Fisco è pronto a inseguire gli evasori che volano in aereo o che sfrecciano sulle supercar, magari incrociando semplicemente i dati dell'anagrafe tributaria e attivando una volta per tutte il nuovo redditometro.
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