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Questo articolo è stato pubblicato il 24 agosto 2012 alle ore 08:21.
Il pluripremiato ciclista americano Lance Armstrong ha gettato la spugna e non si opporà più alle accuse dell'agenzia americana anti-doping. L'annuncio a sorpresa ha un effetto immediato: l'Usada gli toglierà i sette titoli di campione del Tour de France, conquistati fra il 1999 e il 2005, e lo radierà a vita dalle gare di ciclismo.
«Arriva un momento nella vita di ogni uomo in cui si deve dire: quando è troppo, è troppo. Per me questo momento è ora. Ho affrontato - afferma Armstrong - le accuse di aver tradito e di aver avuto un vantaggio ingiusto nel vincere i miei sette Tour dal 1999».
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Armstrong punta il dito contro il numero uno dell'Usada, Travis Tygart: «Negli ultimi tre anni sono stato soggetto di due indagini penali federali in seguito alla cacciaalle streghe di Travis Tygart». E ancora: «Io so chi ha vinto quei sette Tour. Nessuno può cambiarlo, neanche Travis Tygart».
«È un giorno triste per tutti quelli che amano lo sport. Questo è un esempio che spezza il cuore di come la cultura dello sport del vincere a tutti i costi, se non controllata, supera la giusta, sicura e onesta competizione», ha messo in evidenza Tygart commentando l'annuncio di Armstrong.
L'Usada aveva aperto una procedura formale nei confronti di Armstrong in giugno: una documentazione di 15 pagine in cui l'agenzia affermava di essere in possesso di prove contro il sette volte vincitore del Tour De France. Fra queste campioni di sangue prelevati al ciclista nel 2009 e nel 2010 «perfettamente compatibili con manipolazioni sanguigne, incluso l'uso di Epo o di trasfusioni», si leggeva nella notifica delle accuse mosse ad Armstrong. L'Usada precisava inoltre di avere «numerosi corridori che testimonieranno in base alla loro conoscenza personale, acquisita guardando Armstrong mentre si dopava» o tramite «ammissioni» dell'ex ciclista.
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