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Questo articolo è stato pubblicato il 04 settembre 2012 alle ore 16:10.

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I politici (Bersani) disegnati come zombie, le polemiche a distanza con Roberto Benigni, le accuse all'informazione («sta sconfinando in molti casi in istigazione a delinquere come avvenne negli anni di piombo»).
Beppe Grillo alza i toni, come se fosse in piena campagna elettorale.
E anche un comunicatore di lungo corso, come Silvio Berlusconi, starebbe studiandone i comizi, per scoprirne i punti deboli. Quella del leader del M5S è una tecnica di comunicazione politica collaudata, con spunti - dicono gli spin doctor - che arrivano dagli Usa, soprattutto dalla destra americana, ma pure dai Grünen tedeschi.

«Mi ricorda il caso di Bob Roberts, che è stato raccontato anche da un flim di Tim Robbins», dice Marco Marturano, esperto di comunicazione politica e fondatore della Game Managers&Partners. «Da candidato senatore per i repubblicani, condusse una campagna elettorale molto aggressiva, iper xenofoba. E arrivò a pagare un attentatore perché lo ferisse. Venne eletto, ma fu scoperto e costretto alle dimissioni». È «un esempio di dove sia arrivata l'estremizzazione in una campagna elettorale Usa». Grillo «utilizza tecniche che non sono originali, ma che ha preso da altre campagne alettorali».

Pure secondo Klaus Davi, presidente di Klaus Davi & Co, il leader del M5S eredita elementi internazionali, non solo americani «dai Tea Party, ma anche tedeschi, dai Grünen» (i Verdi che negli anni '80 intercettarono l'attivismo civico bipartisan).
Grillo, sottolinea Davi, «deve fare i conti con altri soggetti 'urlanti' che lo sfidano sul suo terreno, come la Lega e l'Italia dei Valori» e «non ha esposizione tv diretta, perciò deve occupare spazio mediatico».

Alzando i toni dell'aggressività in questa fase, dice Marturano, Grillo «ha impresso un'accelerazione, come se il voto fosse vicino». Evidentemente «considera quella per le primarie del centrosinistra una campagna elettorale a pieno titolo», perché se anche non partecipa alla corsa, punta a tirare dalla sua elettori di quel bacino.

Grillo avrebbe mostrato un suo lato debole, comunicativamente parlando, nella querelle con Roberto Benigni, attaccato sul cachet per la festa democratica nella quale ha sostenuto Bersani, preso di mira dal leader del Movimento 5 Stelle. L'accusa è stata rispedita al mittente e Grillo si è visto costretto ad alcune precisazioni sul suo cachet per una vecchia manifestazione della Cisl. La reazione del comico genovese, dice Marturano, «era stizzita dalla forza del testimonial (Benigni), dalla sua efficacia nello sdrammatizzare. Grillo ha dimostrato di essere stato colpito». Di parere diverso Davi. «Il problema che Grillo ha più volte evidenziato è quello di chi è pagato e non lavora, di chi non lavora e mangia pane a tradimento». Dunque «nessun boomerang».

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