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Questo articolo è stato pubblicato il 07 settembre 2012 alle ore 16:57.

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Per evitare il quarto posto, negli ultimi vent'anni occorso solo tre volte (nell'era Alesi, Berger, Capelli e Larini, nel 1992 e 1993, e nel 2009, a causa dell'incidente di Massa) la Ferrari deve quindi iniziare a fare due conti e forse pensare di orientarsi a un concetto più inglese di squadra, dove non c'è più un pilota che prevale sull'altro, ma vengono invece assunte due guide di pari dignità e potenziale: due "impiegati" anche meno protagonisti, come sarebbe piaciuto al Drake che teneva a frenare molte le singole personalità. Tuttavia negli ultimi anni a Maranello questa è sembrata sempre una tattica suicida, ma i fatti dimostrano che non lo è, specie in considerazione della posizione nell'ambito mondiale delle marche e dei benefici che si ottengono nell'ottenere un buon risultato.

Innanzitutto per ogni team il mondiale costruttori è il primo biglietto da visita, perché definisce il valore della squadra stessa, che è l'elemento più costante nella storia di questo sport. Non a caso, basta riscontrarlo sul sito ufficiale della Formula 1, la classifica per costruttori precede quella dei piloti, quasi a decretare una certa gerarchia, anche se i media e i fan guardano più al singolo pilota.

Inoltre la scuderia, nel cercare sponsor, si presenta innanzitutto con il risultato che la riguarda direttamente, altra prova che non è un elemento di secondaria importanza: è grazie infatti alla prestazione di entrambi i piloti che i team inglesi possono presentarsi al mercato cercando più o meno sostentamento per la stagione successiva. In Ferrari invece, proprio com'era stato ai tempi di Schumacher, si fa conto sul pilota singolo sia come immagine che come prestazione. Ma a fine anno errori del genere si possono pagare caro e, per fortuna, non si sono presentati all'incasso già adesso: ma se Alonso si fosse fatto seriamente male in Belgio, Rosberg e Schumacher si sarebbero probabilmente mangiati Massa, e sostituto di emergenza, in un paio di bocconi. Un pilota solo di punta come quest'anno, infine, non è un più una condizione necessaria e sufficiente anche perché la classifica dei team decreta notoriamente la divisione degli emolumenti che provengono da Ecclestone, ovvero le quote dei diritti commerciali e televisivi corrisposti ai team in base, appunto, alle prestazioni nel corso della stagione. Come da consolidata tradizione in Formula 1, la loro entità è tenuta ben nascosta, ma da organismi indipendenti è stata più volte stimata in cifre che possono andare a comporre il budget di un team per valori compresi fra il 10% e il 20% complessivo. Ciò indica un valore di qualche decina di milioni nel caso dei team di vertice fra cui Ferrari, dei quali, se Massa non si dà una svegliata, potrebbe perderne una parte significativa anche, paradossalmente, se Alonso vincesse il suo terzo titolo mondiale.

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