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Questo articolo è stato pubblicato il 07 settembre 2012 alle ore 12:37.
Ridimensionato. Che suona meglio di licenziato o anche di buttato fuori dal Movimento. "La verità è venuta fuori e di questo sono contento - spiega Valentino Tavolazzi, il primo degli epurati celebri del Movimento, buttato fuori lo scorso mese di maggio - ma a questo punto il ruolo di Gianroberto Casaleggio deve essere ridimensionato, non può continuare a gestire tutto lui: cacciare fuori le persone dal movimento quando sono in disaccordo, dare l'assenso o meno all'uso del simbolo, lavorare ai contenuti del forum, essere insomma il padre padrone dei 5 Stelle".
Spin doctor, ideologo (quando va bene), burattinaio, manipolatore, mente occulta (quando va peggio e ormai sono il piu' delle volte) Gianroberto Casaleggio e' partner di Grillo fin dagli albori del Movimento 5 Stelle. Proprietario di un'agenzia di comunicazione, che porta il suo nome, e si muove in bilico sulla sottilissima linea che divide marketing e comunicazione istituzionale.
Da maggio, dopo la convention di Rimini voluta proprio da Tavolazzi e dai parte del movimento ferrarese, e' nell'occhio del ciclone: accusato da tutti gli espulsi di essere lui il vero artefice delle epurazioni, non Beppe Grillo (che messa così non e' che ci faccia proprio una bella figura). Il primo accusatore di Casaleggio e', dunque, Tavolazzi, ma nei mesi a lui se ne sono aggiunti altri, molti altri. Ultimo, solo in ordine di tempo, Giovanni Favia: il consigliere regionale che nell'intervista andata in onda ieri a "Piazza Pulita" ne dice di tutti i colori contro il 'grande comunicatore'. L'intervista, registrata in fuori onda già lo scorso maggio, e' esplosa ieri sera come una bomba, ma forse non così inaspettata, visto che lo stesso Favia nella sua pagina Facebook poco prima della messa in onda scriveva "ho un brutto presentimento. Speriamo bene".
Ecco il presentimento si è puntualmente avverato e questo fa pensare male a parecchi. "Giovanni l'ho sentito - spiega ancora Tavolazzi che di Favia e' amico - ed e' sereno perché in fondo ha detto esattamente quello che pensa, allo stesso temo e' dispiaciuto: avrebbe voluto farlo in altro modo, non con un'intervista rubata". Ma e' davvero rubata? "certo che lo e' - chiosa l'amico - nessuno può seriamente pensare che non lo sia".
Infine lui, il protagonista, l'ex (ormai) enfant prodige dei grillini.
Al telefono non risponde. Ma forse e' giustificato dalla notte in bianco che ha passato: il suo ultimo post su Facebook e' delle 5 passata del mattino ed e' un post in cui, evidentemente amareggiato dagli insulti che gli sono piovuti addosso, e forse pentito da quello che ha detto (fidandosi di un giornalista che non conosceva) scrive di essere pronto (come da statuto) a rassegnare le dimissioni e rimettersi al giudizio dell'assemblea. Poi precisa di avere agito con leggerezza e non avere abbastanza pelo sullo stomaco per capire come funziona la comunicazione. E a chiusura un post scriptum: quell'intervista non era concordata, rimarca. Sarà come dice lui, no?
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