Storia dell'articolo
Chiudi

Questo articolo è stato pubblicato il 07 settembre 2012 alle ore 08:17.

My24

«Faremo tutto quello che è necessario per salvaguardare l'euro e, credetemi, sarà abbastanza» aveva dichiarato Mario Draghi poco prima della pausa estiva, alle soglie di un agosto che si temeva torrido sui mercati e poi invece, grazie anche a quella frase, è stato più clemente del previsto. Ha mantenuto la parola, il presidente della Bce, pur non abbassando la guardia del rigore.

Tutt'altro. «Perché gli alti spread riflettono non solo la paura per la disgregazione dell'euro ma anche politiche sbagliate ed errori politici», ha puntualizzato ieri senza giri di parole. Dunque, a patto che ne sia fatta esplicita richiesta, che il Paese interessato accetti e continui a rispettare «la condizionalità severa ed efficace» ad esso collegata, sotto regia e sorveglianza allargata anche all'Fmi, la Bce, rinunciando allo status di creditore privilegiato, farà scattare il piano di acquisti illimitati sul mercato secondario di bond sovrani con maturità da 1 a 3 anni, in concomitanza con gli interventi sul primario del fondo salva-Stati: Efsf oggi, Esm domani o almeno si spera, sentenza della Corte di Karlsruhe permettendo mercoledì prossimo.
Questa volta il grande tecnico di Francoforte non solo non ha deluso le attese dei mercati ma ha fatto il suo dovere, tra l'altro come il nostro giornale l'aveva invitato a fare il 24 luglio scorso, mostrando indipendenza e un coraggio politico che, in questi tempi di crisi e di elezioni a getto continuo, purtroppo non si incontrano molto in giro per l'Europa. Draghi non ha esitato a sfidare l'opposizione conclamata della Bundesbank e, forse ancora peggio, della pubblica opinione tedesca, mosso da due convinzioni forti, condivise peraltro da tutti gli altri membri del Consiglio direttivo della Bce: l'urgenza da un lato di sanare al più presto le crescenti distorsioni sui mercati finanziari sul filo della divaricazione degli spread con il rischio di frantumare la trasmissione della politica monetaria unica e quindi alla lunga l'euro. Dall'altro l'imperativo di spazzare via una volta per tutte i dubbi degli investitori sulla irreversibilità della moneta unica europea nella sua integrità.

In breve, come già prima di lui Jean-Claude Trichet ma andando oltre, Draghi ieri non solo ha messo una grossa pezza sugli errori di un triennio di malapolitica europea che ha spaccato l'euro trascinandolo sull'orlo dell'abisso. Ma ha posato una nuova pietra per dargli una struttura più solida e regalargli un futuro stabile, coerente e credibile. A questo punto la parola passa ai governi. Il piano e gli strumenti concreti per rimediare ai guasti degli ultimi mesi sono sul tavolo, a disposizione di chi vorrà ricorrervi. L'iniziativa della Bce ha il placet di Angela Merkel che ieri ha approvato «gli acquisti di bond mirati a stabilizzare l'euro».
Spagna e Italia, i due Paesi che hanno lanciato in giugno la grande battaglia per ottenere lo scudo anti-spread, saranno ora disposti ad attivarlo? Con la recessione che si aggrava nell'eurozona secondo gli ultimi dati di Bruxelles e Francoforte, e la disoccupazione che per dirla con il presidente dell'Europarlamento Martin Schulz, diventa politicamente e socialmente sempre più insostenibile accettare nuovi giri di vite da imporre a cittadini già provati, spesso stremati dai pesanti sacrifici già fatti.

Con uno spagnolo su quattro senza lavoro, Mariano Rajoy esita a sollecitare gli aiuti anti-spread dopo quelli richiesti a sostegno delle sue banche disastrate. Per ragioni analoghe Mario Monti insiste nel dire che per ora l'Italia può farcela da sola. Dunque paradossalmente ora che c'è, più che conforto, la rete di sicurezza europea sembra generare riluttanza nel timore dei pesanti diktat che si porta dietro.
A meno che non sia proprio questo il suo vero scopo: stimolare auto-riforme e auto-aggiustamenti accelerati dei conti pubblici per evitare commissariamenti europei invendibili sul piano interno: in fondo era proprio questa la speranza della Germania quando ancora si illudeva di potersi risparmiare l'esercizio della solidarietà europea e relativi esborsi per finanziare i fondi salva-Stati.
"Merkel go home" gridavano ieri alcuni cartelli salutando la visita a Madrid del cancelliere tedesco. Grazie a Draghi, la crisi dell'euro ha voltato pagina ma il travaglio per uscire dal tunnel resta ancora lungo, incerto e faticosissimo.

Shopping24

Dai nostri archivi