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Questo articolo è stato pubblicato il 11 settembre 2012 alle ore 12:07.

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«Io non caccio nessuno, ma Favia non ha più la mia fiducia». Beppe Grillo lo scrive sul suo blog, in un post intitolato "Fiducia".
Dopo la "poesia" di ieri con le citazioni di Fabrizio De Andrè («Ti senti rinchiuso senza vie di uscita, ma la porta del piccolo locale dove ti trovi - da quanto tempo? - non ha serrature. Se abbassi quella maniglia potrai uscire fuori, ma non lo fai»), il leader del Movimento 5 Stelle passa a metodi più spicci. Se ieri aveva indicato: «La porta è lì», come cortese invito a lasciare il movimento, oggi punta sulla fiducia, perduta, nel consigliere regionale dell'Emila Romagna.

Giovanni Favia, da Lilli Gruber,ieri sera a Otto e mezzo, ha escluso l'allontanamento dal consiglio regionale. «Mi dimetterò se me lo chiederanno i cittadini. Nessun altro può farmi dimettere», ha precisato. Quindi nemmeno Beppe Grillo. Del quale ha rivelato di avere ancora stima, anche se lui «conta uno, come me». Ma forse, ha detto il consigliere regionale dell'Emilia Romagna, «lui non ha più stima per me e anche questo lo sto pagando moralmente».

Intanto però c'è chi si fa pubblicamete avanti per averlo dalla sua.
È il democratico Giuseppe Civati, il quale dice che «sì», lo candiderebbe nel suo partito, candiderebbe «tutti quelli che credono nella politica e hanno un pensiero libero, come Favia sta dimostrando».
Il consigliere regionale dell'Emilia Romagna non sembra avere alcuna intenzione di mollare: vuole una svolta nei meccanismi interni al Movimento 5 Stelle. Anche perché questo «serve per aprire una vera discussione su chi può essere espulso». In vista c'è la partita per le elezioni politiche, una sfida che i grillini, sostiene Favia, non possono affrontare con una costruzione a due teste: il movimento deve essere una forza che poggia sulle teste di tutti.

A Grillo, Favia non ha rivolto alcun appello, conta piuttosto sui cittadini, perché «solo partecipando possiamo cambiare le cose». Il problema del M5S per lui resta Gianroberto Casaleggio, per il «metodo gestionale». «Decide a 360 gradi: la linea politica, il blog, i messaggi da lanciare, la struttura dei messaggi. È persona capace - sostiene Favia - ma ricopre un ruolo perché all'interno c'è una lacuna nella democrazia reale attraverso internet». E ora spera che a seguirlo nella sua battaglia sia la base.

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