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Questo articolo è stato pubblicato il 12 settembre 2012 alle ore 16:06.

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AMSTERDAM - A giudicare dalla compostezza con cui gli olandesi si recano alle urne - e dall'ordine che regna all'interno dei seggi - si direbbe che il voto di oggi sia una pratica di ordinaria amministrazione. La posta in gioco, invece, è alta. Le attuali elezioni parlamentari, le quinte in dieci anni, ci diranno quale sarà l'atteggiamento della quinta economia di Eurolandia nei confronti della moneta unica, delle misure di austerità chieste da Bruxelles e dei piani per salvare i Paesi più in difficoltà. Grecia in prima fila. I cosiddetti "garlic countries", come li chiama i leader di estrema destra Geert wilders, accusandoli di succhiare risorse ai Paesi onesti. Se Amsterdam è davvero disposta a ridimensionare il suo welfare state, il fiore all'occhiello di un Paese molto generoso con i suoi cittadini per rientrare nei parametri di Maastricht. Se, insomma, prevarrà la linea filoeuropeista.
Secondo i sondaggi più recenti la risposta è sì. Le forze filioeuropeiste dovrebbero prevalere, anche se senza troppo entusiasmo e con qualche riserva.

Qualunque sia il risultato, i cittadini sanno che la prospera Olanda, uno dei quattro Paesi dell'area euro a fregiarsi ancora della Tripla A, non è immune alla crisi economica. La disoccupazione, la più bassa d'Europa dopo l'Austria, sta pericolosamente salendo. Il welfare sta accusando decisi tagli. L'economia quest'anno subirà una contrazione stimata allo 0,5%, il rapporto deficit/Pil è ben al di sopra dei parametri di Maastricht. E sullo sfondo si agita lo spettro di una bolla immobiliare capace di travolgere molte famiglie che si sono indebitate (l'Olanda ha il debito privato pro capite più alto dell'eurozona e i mutui per la casa olandesi valgono il 105% del Pil). Il debito pubblico sul Pil sta poi pericolosamente salendo.

Gli ultimi sondaggi indicavano un testa a testa tra due partiti. I conservatori del Partito per la Libertà e la Democrazia, guidato dal premier uscente Mark Rutte, sarebbero in testa con 53 seggi. Ad appena un seggio di stanza ci sarebbero i laburisti di Diederick Samsom. Per quanto i sondaggi da queste parti siano ritenuti piuttosto affidabili il condizionale è d'obbligo, perché anche oggi, giorno di voto, un quinto degli elettori non ha ancora deciso chi votare. I dati sull'affluenza non sono ancora indicativi (gli lettori sono 12.,7 milioni). Subito dopo la chiusura delle urne, alle nove, si saranno diffusi gli exit polls. Poi una notte di risultati preliminari fino a quelli ufficiali, nella giornata di domani. I partiti che si contenderanno i 150 seggi in Parlamento sono 21.

Destra o sinistra?
Per quanto Rutte e Samsom abbiamo ingaggiato accesi duelli televisivi rivolgendosi dure critiche, le differenze tra i due schieramenti ci sono ma non sono poi così grandi. Perché in ogni caso entrambi sanno che la parola d'ordine è l'austerità. I dolorosi tagli alla spesa pubblica per adeguarsi alle direttive di Bruxelles per riportare il deficit sotto il 3% del Pil, dovranno essere fatti.

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