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Questo articolo è stato pubblicato il 12 settembre 2012 alle ore 16:06.

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Rigore, rigore e ancora rigore. E alla Grecia basta aiuti, Il 45enne Rutte, almeno a parole, sposa la linea tedesca, incentrata sull'austerità.
Lo sfidante Samsom, invece, mostra un atteggiamento più elastico. Austerità sì, ma in modo più morbido, e comunque grande attenzione a i programmi per sostenere la crescita. Vicino dunque alla linea del presidente francese Hollande.

Governo di coalizione certo
Al di là di chi arriverà per primo, si dovrà ricorrere in ogni caso a un Governo di coalizione. Non è escluso che si ripeta la "purple coalition", (laburisti, VVd e D66), che ha già governato dal 1994 al 2002.
Oppure si creeranno altre coalizioni. Considerando i precedenti, potrebbero volerci settimane, se non mesi, per arrivare all'agognato Governo.

Il populismo perde
E un dato sembra ormai molto probabile. Lo spettro del populismo antieuropeista, o dell'acceso euroscetticismo, che fino a due settimane fa non faceva dormire sonni tranquilli ai Governi europei è come se fosse evaporato. Non hanno fatto presa sugli olandesi le invettive xenofobe di Geert Wilders, il laeder del partito di estrema destra (Pvv) che i sondaggi danno in deciso calo. Il biondo Geert è corso ai ripari, sostituendo i suoi proclami xenofobi con l'eurofobia. Ma le sue aspre critiche contro il rigore di Bruxelles, il salvataggio della moneta unica – lui ha auspicato un ritorno al fiorino olandese - e le sue invettive contro i "garlic countries", non hanno convinto la maggioranza.

E il socialista Emile Roemer? L'astro nascente della politica olandese, solo 20 giorni fa indicato dai sondaggi capace di aggiudicarsi 30-35 seggi (il doppio dei precedenti) e candidarsi alla poltrona di premier non si è dimostrato all'altezza. Ex insegnate elementare, maoista di formazione, si era guadagnato la nomea di «uomo capace di stravolgere gli equilibri europei». La sua campagna contro l'austerità, i sui proclami contro Bruxelles e contro chi osa tagliare pensioni e welfare state, fiore all'occhiello dei Paesi Bassi, e soprattutto un programma definito dagli analisti poco pragmatico, non sembrano riscuotere troppo successo.

L'analisi di Hans, 35 anni, quadro di una azienda informatica, è esauriente. Dopo aver votato nel seggio allestito nella stazione centrale (lui fa spola ogni giorno da Utrecht) si lascia andare: «Noi olandesi sappiamo bene una cosa. Dobbiamo restare nell'euro. Altrimenti saremmo travolti da una crisi ben peggiore. Siamo un Paese che esporta molto, soprattutto in Europa. I sacrifici li facciamo volentieri. Ma solo se anche gli altri li fanno».

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