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Questo articolo è stato pubblicato il 13 settembre 2012 alle ore 18:50.
L'ultima modifica è del 13 settembre 2012 alle ore 12:39.

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Alcune norme dello Statuto dei lavoratori hanno la responsabilità di aver frenato l'occupazione, determinando una «insufficiente creazione di posti di lavoro». Il giudizio arriva dal premier Mario Monti intervenuto questa mattina in videoconferenza a un convegno della Società di scienze politiche in corso all'università Roma Tre. Nel tardo pomeriggio fonti di palazzo Chigi hanno sottolineato che «non c'era nessun intento polemico legato all'attualità politica nel passaggio del presidente consiglio Mario Monti sullo statuto dei lavori», e che il premier ha ripreso i contenuti di un testo scritto da lui stesso il 24 aprile del 1985.

Parti in causa sfavorite da norme poco pragmatiche
Alcune disposizioni della legge n. 300/1970 - ha spiegato in mattinata Monti - «pur ispirate all'intento nobile di difendere i lavoratori, hanno contribuito a determinare una insufficiente creazione di posti di lavoro». Nella politica italiana, ha aggiunto il premier, in passato «c'è stato uno scarto tra l'etica delle intenzioni e l'etica della responsabilità. Alcune decisioni importanti puntavano a fare bene ma spesso non sono state contraddistinte da pragmatismo». Facendo riferimento alle politiche economiche del passato e in particolare a «certe disposizioni, giustamente, tese a tutelare le parti deboli nei rapporti economici», Monti ha ricordato come alcune norme «hanno finito, impattando nel gioco del mercato, per danneggiare le stesse parti che intendevano favorire». Per fare un esempio in questo senso, il premier ha citato «certe norme sul blocco dei fitti» che «hanno reso più difficile la disponibilità di alloggi in affitto a favore di coloro che si volevano tutelare».

La replica dei sindacati
Dal fronte sindacale, la prima replica alle parole del premier è giunta da Raffaele Bonanni, che a margine di una runione territoriale della Cisl dell'Emilia Romagna ha preferito sottolineare il ruolo del Governo nella creazione di nuova occupazione. «II lavoro non viene da un decreto, ma da tante economie territoriali che aumentano l'intensità. Per fare questo non c'è un governante che lo risolve ma serve la cooperazione generale del Paese». Con riferimento allo sforzo di risanamento, per Bonanni «L'opera di Monti è stata positiva, ma avrebbe dovuto agire di piu' sulla produttività, purtroppo c'è arrivato, tardi ma ci è arrivato». Critica la risposta a caldo della Cgil. Questo Governo, ha commentato la leader Susanna Camusso, «sembra che non ha un'idea di cosa fare per lo sviluppo e la crescita». Le esternazioni di Monti, per Camusso, sono «la ripezione di un film che abbiamo già visto. Si continua a riproporre ricette
che hanno già dimostrato la loro fallimentarità oppure si butta la palla in un altro campo come hanno fatto sulle questioni della produttività. Ci dica, invece, il Governo cosa vuole fare per la crescita».

Fornero: non sono in vista modifiche allo Statuto dei lavoratori
«Io penso che quello che abbiamo fatto con la modifica dell'articolo 18 dello Statuto dei lavoratori sia una buona premessa per fare più posti di lavoro, più occupazione». Così il ministro del Lavoro, Elsa Fornero, ha risposto a chi chiedeva un commento alle affermazioni di Monti, secondo il quale lo Statuto dei lavoratori ha frenato l'occupazione. Comunque, ha precisato, «non sono previsti ora ritocchi allo Statuto dei lavoratori. Lascio a Monti le sue parole; quello che abbiamo fatto non é stato fatto a caso. La modifica dell'articolo 18 non é punitiva ed é stata fatta tenendo conto anche del resto, come la flessibilità in entrata».

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