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Questo articolo è stato pubblicato il 14 settembre 2012 alle ore 13:25.

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Il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano con Mohamed Morsi, Presidente della Repubblica Araba d'Egitto (Ansa)Il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano con Mohamed Morsi, Presidente della Repubblica Araba d'Egitto (Ansa)

Il Quirinale giudica un'«offesa a qualsiasi credo religioso» film come il contestatissimo "L'Innocenza dei Musulmani" che ha scatenato le proteste a Bengasi culminate nella morte dell'ambasciatore Usa Stevens. Per «sbarazzare il campo dai pericoli di risposte terroristiche irrazionali» a tali «fenomeni deprecabili» è necessario, ha detto al termine dell'incontro con il presidente egiziano Mohamed Morsi, che l'Italia e l'Europa amplino la portata della cooperazione economica con il Medioriente.

Il "nodo" di Israele
Per Napolitano, «è fondamentale unire gli sforzi per superare e completare il processo di pace in Medio Oriente che si trascina insoluto da decenni e che richiede il massimo senso di responsabilità da parte di tutti». Riferendosi ad uno dei "nodi" politici dell'area, ovvero la sicurezza dello Stato di Israele, questa non potrà essere garantita - ha spiegato il capo dello Stato - «senza il riconoscimento dei diritti del popolo palestinese secondo la formula '"due popoli, due Stati"».

Morsi cita il Corano
Nel corso della conferenza stampa seguita all'incontro con Napolitano, anche il presidente egiziano ha condannato senza appello l'attacco di Bengasi citando un passo del libro sacro dell'Islam: «Dice il Corano: "chi uccide un uomo, uccide il mondo intero"». Per Morsi, si tratta di «azioni puerili e irresponsabili che non hanno altro effetto se non allontanare l'attenzione del mondo dai veri problemi, come la situazione siriana e la questione palestinese». L'Egitto, ha assicurato il suo presidente, «tiene alla pace» e così come l'Islam «rispetta le religioni altrui, l'essere umano e i suoi diritti». Morsi ha sottolineato come il suo governo abbia «già condannato gli assalti alle ambasciate e ai consolati, e la morte di innocenti». «È dovere dei governi tutelare l'integrità delle sedi diplomatiche, quindi rifiutiamo con la massima determinazione l'accaduto», ha insistito.

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