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Questo articolo è stato pubblicato il 17 settembre 2012 alle ore 16:45.

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Lucio MalanLucio Malan

È sempre impasse sulla legge elettorale, fra accuse reciproche di fare melina. E non ci sono molte certezze, nonostante il segretario del Pdl, Angelino Alfano, assicuri che entro il 10 ottobre la riforma sarà in aula al Senato. Prosegue il muro contro muro e nessuna forza politica sembra disponibile a cedere per giungere alla sintesi. C'è il rischio che il Parlamento debba affrontare il risiko della legge elettorale senza un accordo di massima tra i partiti.

Il relatore Malan (Pdl): bisogna arrivare già domani a un testo base
«Stiamo lavorando», ha detto al Sole24ore.com il senatore Lucio Malan (Pdl), relatore insieme a Enzo Bianco (Pd) della legge elettorale. «Bisogna arrivare già domani alla scelta di un testo base». Se l'ipotesi è quella di giungere in aula entro il 10 ottobre, sottolinea, «i tempi sono congrui». Ci vuole, però, precisa Malan, chiarezza soprattutto da parte del Pd, «evitando proposte inaccettabili che rendono presentabile persino il Porcellum».

Senato: domani si stabiliranno i tempi per l'Aula
Intanto il presidente della commissione Affari costituzionali del Senato, Carlo Vizzini, ha reso noto che la capigruppo di domani stabilirà il ritorno in commissione dal comitato ristretto della discussione sulla legge elettorale e i tempi per l'Aula, precisando che comunque «un tempo, per la commissione, pur non lungo dovrà esserci». Vizzini terrà «un atteggiamento volto a favorire ipotesi di accordo non usando prematuramente lo strumento del voto per non uccidere sul nascere l'eventuale trattativa».

Pdl e Udc premono l'acceleratore
In questi giorni sono Pdl e Udc a premere sull'acceleratore, tentando di mettere all'angono il leader del Pd, Pier Luigi Bersani. Pdl e Udc, supportati dal Carroccio mirano a un sistema proporzionale con preferenze, sbarramento al 5% e premio di maggioranza al massimo del 10% al primo partito. Bersani, invece, insiste sul nodo governabilità e fissa il premio almeno al 15 per cento.

Di Pietro: auspicabile un richiamo formale del Capo dello Stato
Antonio Di Pietro ha commentato con favore il pressing del Quirinale per l'approvazione della legge elettorale, ma se questo non dovesse bastare per il leader Idv sarebbe auspicabile un richiamo formale. «Mai come in questo momento fa bene il Capo dello Stato a richiamare le Camere - ha detto il presidente dell'Italia dei Valori intervistato a Gr Parlamento - a emanare una nuova legge elettorale. E se i suoi richiami verbali non bastano, forse, ci vuole anche un messaggio formale, come previsto dalla Costituzione, che impegni e imponga alle Camere di provvedere».

Fini: basta sherpa, si vada in aula
I presidenti di Camera e Senato vogliono che si vada in aula. «Basta sherpa e convegni di studio», ha detto con chiarezza il presidente della Camera, Gianfranco Fini, sottolineando che lo stallo mina la credibilità italiana sul piano internazionale visto che in primavera si vota. La seconda carica dello Stato, Renato Schifani, ha chiesto a più riprese ai partiti, come da tempo fa anche il capo dello Stato, Giorgio Napolitano, senso di responsabilità, perché la legge elettorale va fatta.

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