Storia dell'articolo
Chiudi

Questo articolo è stato pubblicato il 18 settembre 2012 alle ore 08:36.

My24

Con questo editoriale il professor Alberto Quadrio Curzio riprende la sua collaborazione con Il Sole 24 Ore.
Con settembre si è avuta contezza, soprattutto per merito dell'intelligenza ed autorevolezza di Mario Draghi, che l'euro non soccomberà alla crisi. Nel 2008-09 la Uem credeva che la crisi rimanesse negli Usa, dov'era nata e cresciuta.

Nel 2010-11 la Uem ne è invece stata investita in pieno con un crescendo che ha generato anche un diffuso anti-europeismo alimentato da qualunquismi nazionalisti. In Italia, per esempio, ci sono (state) "nostalgie" per la lira e per una "sovranità" (sgradevoli, a dir poco) di tempi passati. Nel 2012, infine, hanno preso forza molte innovazioni costruite faticosamente nella Uem dal 2008. Ora si vede la luce in fondo al tunnel ma il miglioramento deve associarsi ad una valutazione su cosa c'è ancora da fare per uscire dalla crisi. Non basta infatti che i tassi di interesse e gli spread italiani e spagnoli siano in discesa. È dunque il momento nel quale gli europeisti, capaci di unire ideali, competenza e concretezza, cooperino intensivamente.

Gli ideali. La costruzione europea nasce, per parte italiana, da personalità come Luigi Einaudi, Alcide De Gasperi, Altiero Spinelli che nel progetto di una Europa unita, liberale e sociale, hanno fatto confluire anche i loro distinti, ma complementari, orientamenti politici. È quell'ispirazione che negli ultimi due settennati ha caratterizzato i presidenti della Repubblica Ciampi e Napolitano, che ha caratterizzato il quinquennio di Prodi alla presidenza della Commissione europea, che caratterizza il presidente del Consiglio Monti e quello della Bce Draghi. Tutte personalità che traggono da questi ideali, anche se taluna è definita "tecnica", il senso di direzione e significato per l'azione concreta. Perciò dobbiamo imparare a guardare in prospettiva anche per formare nei giovani, e non solo in quelli dei progetti Erasmus, quel senso di appartenenza ad una comune civiltà e cultura. Non possiamo non richiamare al proposito il rapporto del "Gruppo di Riflessione sulla dimensione spirituale e culturale dell'Europa" che ha lavorato dal 2002 al 2004. Voluto da Prodi, quand'era presidente della Commissione, fu composto da personalità di vari Paesi e correnti politico-ideali europee tra le quali Biedenkopf, Geremek, Simone Veil. Anch'io ne fui membro in una esperienza indimenticabile.

Le competenze. La storia e le istituzioni della costruzione europea, dai Trattati di Roma del 1957, devono essere conosciute.
Bisogna trovare modalità più efficaci di diffusione sia tra i rappresentanti politici dei singoli Paesi membri sia tra gli intellettuali sia tra i giornalisti che formano le opinioni pubbliche. Spesso si ha l'impressione che in Italia ci siano professionisti in attività di servizio o aspiranti tali, che sulla loro non-conoscenza costruiscono progetti pro o contro l'Europa. I progetti seri sono invece necessari per uscire dalla crisi ed è perciò importante che il cancelliere Merkel, del cui europeismo si è forse troppo spesso dubitato, abbia affermato che bisogna ripensare e aggiornare i Trattati europei. Come debba essere fatto, non è possibile dire qui. Ci preme tuttavia sottolineare che andrebbero potenziate le cooperazioni rafforzate nell'Eurozona e le decisioni a maggioranza qualificata rispetto a quelle all'unanimità nel bilanciamento intergovernativo e comunitario che caratterizza da sempre la costruzione europea.

La concretezza. La Ue e la Uem hanno fatto negli anni della crisi, sia pure in modo oscillatorio, molti progressi con il "semestre europeo", il "six pack", il "fiscal compact", il Fondo salva-Stati (Efsf) ed altro ancora. Il rigore di bilancio è necessario ma adesso ci vuole anche un "growth compact", un patto per la crescita soprattutto attraverso il rilancio degli investimenti infrastrutturali nell'Eurozona. Una stima recente cifra in 1.500-2.000 miliardi di euro gli investimenti in trasporti, energia e telecomunicazioni per soddisfare gli obiettivi 2020.
Dal punto di vista del fattibile subito, il presidente dell'Eurogruppo andrebbe scelto al di fuori dei ministri degli Stati membri per diventare davvero il ministro dell'economia dell'Eurozona e presiedere anche lo European stabilization mechanism (Esm) che ha superato il vaglio della Corte costituzionale tedesca. Se avessimo un ministro dell'economia della Uem alla Draghi, stiamo certi che troverebbe il modo per rilanciare, magari potenziando per ora la Bei, la crescita. E per fare dell'Esm il nucleo generatore nel futuro degli EuroUnionBond dei quali, con Romano Prodi, abbiamo a lungo trattato su queste colonne.

In conclusione: nei prossimi vertici europei si riprenderà l'esame del progetto "Verso un'autentica Unione economica e monetaria", elaborato da Draghi, Juncker, Van Rompuy e Barroso. È un'ottima base (che riecheggia anche l'intervento che Mario Draghi ha tenuto il 26 luglio scorso a Londra) per il rafforzamento dell'Eurozona. Qui vi è quella progettualità operativa che, mossa da ideali, ha fatto grande, anche se incompleta, la costruzione europea.

Shopping24

Dai nostri archivi