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Questo articolo è stato pubblicato il 20 settembre 2012 alle ore 19:45.
L'ultima modifica è del 20 settembre 2012 alle ore 12:23.

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Il Presidente della Regione Lazio Renata Polverini. (Ansa)Il Presidente della Regione Lazio Renata Polverini. (Ansa)

Il presidente della Regione Lazio «non poteva non sapere» quanto accadeva circa la ripartizione dei fondi assegnati ai singoli gruppi dall'ufficio di presidenza della Regione Lazio. È una delle indiscrezioni trapelate oggi relativa all'interrogatorio di sette ore subito ieri da Franco Fiorito, indagato per peculato dalla procura di Roma. «Non ne potevo più - avrebbe confidato - ero ossessionato dalle richieste di denaro da parte degli altri consiglieri del mio gruppo».

La difesa di Fiorito: mai parlato di Polverini
Fiorito, ribattezzato "Er Batman", si difende. Intervenuto alla trasmissione "Porta a Porta", ha chiarito : ««non ho mai parlato della Polverini, nè mi hanno fatto domande su di lei. Io non ho nè accusato colleghi nè detto alcuna frase sulla Polverini. Ho agito nel rispetto della legge. Quei soldi mi spettavano per legge, non ho rubato nulla a nessuno».

La Guardia di Finanza nella sede del Consiglio regionale
Dopo l'interrogatorio fiume di ieri, la verifica dei finanzieri. Gli investigatori del nucleo valutario della Guardia di Finanza hanno "visitato" la sede del Consiglio regionale del Lazio, alla Pisana, per ascoltare alcune persone. Secondo quanto si è appreso gli investigatori avrebbero cercato riscontri alle parole e alle carte depositate da Franco Fiorito. Intanto Francesco Battistoni si è dimesso da capogruppo del Pdl alla Regione, al termine di un lungo incontro a via dell'Umiltà con il segretario del Pdl Angelino Alfano.

Bastava una telefonata per accedere ai fondi
«Una gestione caotica» dei fondi destinati all'attività politica dei gruppi consiliari ai quali si poteva «accedere con estrema facilità, anche solo con una telefonata». Questo il quadro che fanno gli inquirenti di quanto avveniva presso il Consiglio regionale dopo i primi approfondimenti investigativi e soprattutto dopo le sette ore di interrogatorio all'ex capogruppo Pdl alla Pisana Franco Fiorito, indagato per peculato. Per i pm, in regione andava in scena «un sistema senza un serio controllo che spesso avveniva con violazione di legge». In corso accertamenti sul ruolo e le responsabilità nella gestione dei fondi assegnati di almeno una decina di persone, per lo più consiglieri regionali del Pdl tirati in ballo da Fiorito.

L'ex capogruppo: «Non ho rubato, ma se ho sbagliato pagherò»
«Nella serata di ieri, al termine dell'interrogatorio del procuratore aggiunto Alberto Caperna e del sostituto Alberto Pioletti, Fiorito ha rivendicato la lecita gestione dei fondi a lui assegnati in qualità di capogruppo del partito: «Non ho rubato, ma se ho sbagliato pagherò». Poi è passato al contrattacco accusando alcuni suoi colleghi di partito di una gestione disinvolta dei fondi a loro assegnati, giustificati da "pezze d'appoggio" sulle quali, a differenza delle sue spese, tutte fatturate, non c'erano controlli.

Taormina: «si facciano accertamenti su tutti i gruppi»
Altri dettagli dall'interrogatorio di Fiorito sono arrivati stamani dalle dichiarazioni del suo legale, l'ex parlamentare Pdl Carlo Taormina, intervistato da Tgcom24. «Accusare é una parola grossa, Fiorito ha chiesto che l'autorità giudiziaria proceda per comprendere che i materiali documentari che abbiamo depositato possano portare a una conclusione in tal senso». Il sistema di elargizione dei fondi ai gruppi consiliari laziali «era un sistema - ha detto - ben collaudato almeno dall'inizio di questo mandato. Il sistema chiama in causa chi decideva ovvero l'ufficio di presidenza regionale da dove partivano le assegnazioni delle erogazioni. Fiorito ha chiesto che si facciano accertamenti su tutti i gruppi perché i benefici li hanno avuti tutti».

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