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Cibo tecno, libri di carta, scienza gratis e online. Ecco dove andiamo nell'anno della guerra dei tablet

Il salone europeo dell'innovazione e della ricerca di Trieste ha fatto sintesi di economia, scienza, cultura e ambiente mediati dalla tecnologia. Tre dei protagonisti di questi incontri ci hanno parlato di cibo, libri e ricerca scientifica, conoscenza online e gratuita nell'anno della guerra dei tablet fra i colossi dell'hi-tech

2. L'utopia della Biblioteca d'America online è realtà ma fa i conti col copyright. Il libro di carta? Più chance dell'ebook

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«Quando parlo di futuro sono molto cauto, da storico trovo già difficile leggere il passato, si immagini quello che deve ancora accadere». Il professor Robert Darnton è il direttore della biblioteca universitaria di Harvard, il 18 aprile 2013 inaugurerà la Digital Public Library of America, 17 milioni di libri gratuiti online, e gli brillano gli occhi. Racconta il lavoro di due anni, il primo prototipo del progetto del primo ottobre 2010, quei giorni in cui invitò ad Harvard i vertici di fondazioni e biblioteche, ingegneri esperti di infrastrutture del web per illustrare il progetto di digitalizzare la biblioteca e renderla accessibile e gratis in tutto il Paese.

«Sembrava un'utopia tipica dell'Illuminismo che poi è la mia specializzazione di storico. Aveva la stessa carica ideale: far arrivare la conoscenza oltre le élite a chi non poteva permettersi di comprare libri. Dopo l'utopia è arrivato il pragmatico business plan perché voi in Europa avete l'Ue che finanzia questi progetti, in America sono le fondazioni private a pensare al bene pubblico». Le difficoltà di un'utopia che ha bisogno di un business plan sono state nell'ordine: soldi, tecnologia, governance: chi è l'autorità che lo fa funzionare e come? Chi è responsabile? (alla fine si è optato per una non profit corporation). Nel frattempo è stato costituito il gruppo dei contenuti che ha messo insieme libri, video, film, immagini.

«Alla fine tutti gli ostacoli, tecnologici, finanziari, amministrativi sono stati superati tranne il Grande Problema, quello legale, che è ancora lì. Rispetteremo le regole del copyright che dura per tutta la vita dell'autore e i 70 anni dopo. È lo stesso problema che ha avuto Google quando ha lanciato una biblioteca commerciale con il Google book search ma è stata bloccato dalla corte distrettuale di New York che gli ha detto «no, tu non lo puoi fare perché questo è monopolio (ieri Google e gli editori americani hanno trovato un accordo dopo sette anni di tribunali ndr)».

Le migliori menti di Stanford e Harvard stanno così cercando una via legale all'utopia illuminista per includere molta letteratura del ventunesimo secolo nella DPLA: «Ci sono in ballo due o tre possibilità per rendere i libri disponibili e allo stesso tempo non violare il copyright. Uno di questi è il fair use che dà accesso al libro senza il permesso di chi vanta il diritto d'autore: sono così possibili ricerca, critica, insegnamento. Voglio però sottolineare una differenza fondamentale tra DPLA e l'impresa di Google: la prima non mira al profitto, è gratis, non c'è una competizione economica con chi possiede i diritti d'autore di un'opera e per ora include libri che non hanno più valore commerciale. Non vi sarà insomma alcun danno economico per libri che non vengono più venduti da 20-50 anni. Alcuni fra i più bravi professori di Stanford e Harvard stanno pensando a questo aspetto del progetto. Speriamo in una nuova legge che regoli tematiche nuove».

Davanti al respiro di tale progetto, si è tentati di rinunciare alla domanda del momento. Poi però la si fa: «Nelle interviste lei dice che il libro di carta durerà più dell'ebook. Perché?» «Io amo gli ebook, ne sono entusiasta, li ho anche scritti» premette. E paragona i libri elettronici a quelle canzoni nate per strada che qualcuno decideva di andare a registrare. «Il punto non è fermare i libri in un supporto elettronico ma trovare il modo di preservarli: i testi si cancellano, hardware e software diventano obsoleti, gli stessi metadata diventano vecchi e dovranno essere aggiornati. Un testo elettronico è minacciato in molti modi». È strano ascoltare questo storico, esperto di Illuminismo, premiato da Obama con la National Humanities Medal nel febbraio 2012 e con la legion d'onore in Francia, mostrare preoccupazione per la durata del libro elettronico e spiegare che l'impegno della DPLA dovrà essere proprio quello di preservare i testi digitali. «In base al nostro business plan possiamo calcolare che il 20% dei costi della DPLA sarà proprio quello di preservare. Il punto è che attualmente nessuno sa esattamente come».

A un tale grado di consapevolezza segue una saggia cautela che dimostra anche quando gli si chiede degli sviluppi dell'editoria. «Non sappiamo quello che succederà in futuro: ora vedo persone che rappresentano il confronto analogico-digitale come una guerra, io vi ho sempre visto complementarietà. Stiamo entrando in un periodo di transizione che porterà al dominio del digitale, ma adesso c'è un affascinante mix tra elettronico e stampato. Pensi che l'anno scorso negli Stati Uniti le vendite di libri cartacei sono aumentare del 6 per cento. I libri stampati si vendono di più e questo accade proprio grazie ai libri elettronici: il successo degli ebook stimola quello dei libri di carta».

Darnton nota che un libro di carta non troppo fortunato può durare nelle vetrine di un bookstore due settimane o anche due giorni, invece la sua versione online si trova sempre «e questo indubbiamente è una forma di pubblicità oltre alla stampa on demand, altra possibilità di diffusione al servizio del libro». In questo momento – continua - «ci sono moltissimi scrittori non professionisti che si pubblicano da soli online: solo l'anno scorso in America ce ne sono stati 700mila, 300 volte in più di quanto si pubblica in modo tradizionale: 600mila di questi 700mila sono spazzatura - calcola - però tanti non professionisti pensano: devo scrivere la mia storia, le mie confessioni. Ma perché? - si chiede -. Abbiamo poi diversi esempi di selfpublishing che sono libri buoni e vendono. La sostanza è quindi che digitale e cartaceo vanno di pari passo e si rafforzano a vicenda» conclude.

Un ottimismo messo alla prova dalla tablet war, cioè la guerra commerciale tra Apple, Microsoft, Samsung e Google: gli chiedo come si coniuga una simile gara con l'aspirazione di una conoscenza aperta a tutti. «Se mi sta chiedendo se c'è una contraddizione fra accesso gratuito e questa competizione commerciale, la risposta è certo. Io sono un campione dell'open access e francamente non so come questa contraddizione possa essere superata. È comunque un punto cruciale: Apple e Google, ad esempio, si scontrano e creano lettori divisi da una diversa tecnologia, l'open access ha una filosofia opposta: gli stessi professori di Harvard sono incoraggiati a usare testi consultabili gratuitamente online. C'è anche il bisogno legittimo delle casi editrici di fare profitti rischiando, e dall'altro tutte le motivazioni e opportunità dell'accesso gratuito. È una questione davvero complicata e questo è il mio punto di vista ma senza dubbio viviamo un periodo interessante».

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