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Questo articolo è stato pubblicato il 30 settembre 2012 alle ore 16:49.

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Le sfide del dottor Hassan
Lo sa bene il dott. Hassan Sheikh. Perché ha corso il serio rischio di restare in carica meno di 48 ore. Dopo nemmeno due giorni dalla sua elezione , tre kamikaze hanno cercato di assassinarlo, facendosi esplodere in un albergo dove, insieme al ministro degli Esteri keniota, stava tenendo una conferenza stampa. Si sono salvati per un soffio, ma per 8 somali è andata peggio. Pochi giorni dopo nell'ennesimo attacco kamikaze in un ristorante di Mogadiscio hanno eprso la vita 15 persone.
Hassan ha lavorato presso diverse Ong collaborando anche con l'Unicef, operando successivamente (1999) per la nascita dell'Università Simad a Mogadiscio.

Hassan Sheikh proviene del clan Hawiye (insediato nel centro e nel sud della Somalia), è generalmente considerato come un islamico moderato. Nel 2011 ha fondato il Partito per la Pace e lo Sviluppo, considerato come il "braccio somalo" dei Fratelli Musulmani. Le sfide sono enormi. Appena insediatosi nel nuovo ufficio, lo scorso 16 settembre., il dott Hassan ha dichiarato: «Vogliamo una Somalia finalmente libera dai pirati, dal terrorismo. Volgiamo creare una comunità unita, in modo che i somali e i cittadini dei paesi confinanti possano vivere in pace». Un discorso coraggioso, e ambizioso. Perché la Somalia continua a conservare la reputazione di paese più corrotto del mondo (è in cima anche nella lista di Transparency International)

Un recente rapporto delle Nazioni unite ha sottolineato che ogni 10 dollari in entrate statali (che in realtà sono soprattutto donazioni) , sette dollari non sono mai entrate nelle casse del Governo. Numeri al cui confronto l'Afghanistan sembra un Paese di onesti burocrati. Creare un esercito e una polizia nazionale veramente affidabili sarà un'altra impresa titanica. Oggi la sicurezza nella capitale dipende quasi esclusivamente dalla presenza delle meglio addestrate truppe dell'Unione Africana (Uganda, Burundi e Gibuti). Disarmare le diverse milizie sarà difficilissimo. Il novo presidente dovrà poi cercare di rispettare il delicatissimo equilibrio tra clan. Impresa titanica. Dovrà, presto, nominare un nuovo primo ministro, il quale a sua volta formerà un Governo. Il Primo Governo democratico della Somalia degli ultimi 45 anni. E poi chissà. In futuro forse anche elezioni libere. Non sarà facile, tutt'altro (il pericolo di nuovi conflitti è ancora reale, qualcuno dice probabile). Ma la Somalia chiede fiducia, e pazienza.

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