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Questo articolo è stato pubblicato il 02 ottobre 2012 alle ore 08:37.

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«Non ho paura del carcere sono un uomo forte e mi sento innocente, sono certo che verrà dimostrato. E poi in carcere non credo che troverò gente peggiore di quella che ho frequentato in regione e nel partito. Anzi». Così all'ANSA Franco Fiorito, arrestato stamani per peculato.

Fiorito è stato arrestato dal nucleo di polizia Valutaria della Guardia di Finanza. L'ordinanza di custodia cautelare é stata emessa dal gip su richiesta del procuratore aggiunto Alberto Caperna e del pm Alberto Pioletti. Il reato contestato è quello di peculato. Nel provvedimento custodiale, secondo quanto si è appreso, si evidenzia il pericolo di fuga e l'inquinamento probatorio. «Frammenti di fatture destinate al gruppo consiliare del Pdl sono stati ritrovati nel tritacarte e nella pattumiera dell'abitazione» di Fiorito scrive il Gip nell'ordinanza. Dunque Fiorito, che disponeva «liberamente della documentazione che custodiva», avrebbe di fatto manipolato o distrutto parte della stessa. La documentazione, si legge nell'ordinanza di custodia cautelare, ha come oggetto «cravatte
di seta, sciarpe in lana-seta e portadocumenti in pelle». Sempre il Gip contesta a Fiorito «di non essere stato prontamente reperibile in occasione della perquisizione del 14 settembre scorso». Quel giorno, è scritto nel provvedimento, «la Guardia di Finanza non ha trovato la documentazione sottratta al gruppo Pdl della Regione, che invece lo stesso ex capogruppo ha consegnato cinque giorni dopo».

L'appropriazione di una somma ingente, che si aggira intorno al milione e 300mila euro. A tanto ammonta «l'arricchimento personale che la Procura di Roma ha contestato all'ex capogruppo regionale del Pdl. È quanto emerge dall'ordinanza di custodia cautelare firmata dal gip Stefano Aprile. Sono 193 i bonifici, per 1,380 milioni di euro, finiti sui conti di Fiorito si legge nell'ordinanza firmata dal gip di Roma. La somma, per i pm, è stata sottratta dal conto del gruppo Pdl. Complessivamente Fiorito ha movimentato, in due anni, 6 milioni di euro.

Nei giorni scorsi era già stata ventilata l'ipotesi che per i fatti di cui è ritenuto responsabile i magistrati fossero decisi a disporre l'arresto dell'ex capogruppo del Pdl alla Regione Lazio. Ad eseguire l'arresto di Fiorito sono stati i militari del nucleo speciale di polizia valutaria della Guardia di finanza, che in queste ultime settimane si sono concentrati sullo studio dei conti del Pdl. Le Fiamme gialle stanno anche eseguendo una serie di perquisizioni nelle abitazioni dell'ex capogruppo del Pdl alla Pisana.

«Si aspettava e si temeva per la pressione dell'opinione pubblica e per il
dibattito che é nato. L'arresto di Fiorito per l'ipotesi di peculato non é pertinente. C'é una giurisprudenza che dice che quando questo denaro pubblico entra nelle tasche di un partito, piaccia o non piaccia, diventa denaro privato. Inoltre c'é da dire che se hanno arrestato Franco Fiorito, mancano all'appello gli altri 70 consiglieri della Regione Lazio». È il commento in diretta a Tgcom24 dell'avvocato Carlo Taormina, legale di Fiorito, all'arresto del suo assistito. Sulle esigenze per procedere all'arresto aggiunge: «Noi abbiamo avuto un interrogatorio dove abbiamo depositato tutti gli atti. Pericoli di fuga non ce ne sono mai stati, per cui sotto tutti i profili, parlando di esigenze cautelari per l'arresto, queste non c'erano».

«La politica deve rivalersi su chi si è comprato i suv o fatto le vacanze con i soldi del partito» perché «non siamo tutti ladri. Ci sono i ladri ma ci sono tanti che fanno politica onestamente» ha detto il leader Udc, Pier Ferdinando Casini, parlando alla tv dello scandalo dei fondi del Pdl nella regione Lazio e dell'arresto dell'ex capogruppo Pdl in consiglio regionale Fiorito. Casini ha anche detto che è stata l'Udc a convincere Renata Polverini a dimettersi dalla presidenza della regione lazio. A chi gli chiede se sia pentito dell'appoggio all'ex leader Ugl risponde: «Non sono così arrogante - ha precisato Casini - da dire che non posso rimproverarmi nulla. Nel Lazio, alle elezioni, dall'altra parte c'era la Bonino che non era coerente con le nostre impostazioni, da quest'altra c'era la Polverini. Che rubassero in consiglio regionale io non l'avevo messo nel conto. Una volta messo nel conto abbiamo staccato la spina. Abbiamo convinto la Polverini a fare un atto che l'ha riqualificata».

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