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Questo articolo è stato pubblicato il 02 ottobre 2012 alle ore 08:05.

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Cane non mangia cane, dice un vecchio proverbio. Per questo è difficile che un medico testimoni in tribunale contro un altro medico, un magistrato critichi l'operato di un collega, o un ingegnere quello di un altro ingegnere.

È questo il motivo dell'assordante silenzio di economisti e commentatori economici che circonda le vicende del ministro del Tesoro Vittorio Grilli?
Con dottorato a Rochester, un periodo di insegnamento a Yale, e una lunga esperienza al ministero del Tesoro, Grilli è il più tecnico dei ministri tecnici, l'esempio di un cervello in fuga che, con notevoli sacrifici personali, è ritornato e si è messo al servizio del Paese. Ma proprio per il suo valore di simbolo di meritocrazia e competenza, Grilli deve essere al di sopra di ogni sospetto. O, comunque, deve essere in grado di fugare i dubbi.
Prima c'è stata la rivelazione di un presunto contratto di un'azienda del gruppo Finmeccanica alla moglie Lisa Lowestein. L'allora signora Grilli era un'esperta di arte. Sarebbe difficile spiegare una consulenza fornita dal gruppo Finmeccanica.

Se, poi, la consulenza c'è davvero e poggia su precise competenze, è interesse di tutti, a partire da Grilli, che si sappia come stanno le cose, visto che l'attuale ministro, all'epoca direttore generale del Tesoro, di fatto nominava i vertici di Finmeccanica. Poca cosa, si dirà, in un Paese dove i soldi pubblici sono spesi in baccanali privati e i politici ricevono in regalo case e vacanze a loro insaputa. Ma in Svizzera l'ottimo governatore Philipp Hildebrand si è dimesso perché la moglie (a sua insaputa) aveva effettuato una compravendita di dollari che si poteva configurare come un abuso di informazione privilegiata del marito. Perché in Italia dovrebbe essere diverso?
Sono sicuro che si tratti di una bufala, di una maldicenza lasciata trapelare da qualche nemico personale per colpire Vittorio Grilli. Giuseppe Orsi, amministratore delegato di Finmeccanica, ha smentito.

Ma ha smentito di avere pagato lui una consulenza a Lisa Lowenstein. La sua smentita non esclude che altre società del gruppo Finmeccanica possano averlo fatto. Il ministro Grilli, a sua volta, ha rigettato le accuse, chiamandole "fango". Basterebbe una semplice dichiarazione del tipo "finché era mia consorte la signora Lowenstein non ha mai ricevuto alcuna consulenza da società del gruppo Finmeccanica o altre società controllate dal ministero del Tesoro". È chiedere troppo? Se viceversa esiste, si chiariscano i contenuti e le motivazioni.
Poi, nei giorni scorsi, sono emerse le telefonate tra il ministro del Tesoro e Massimo Ponzellini, all'epoca presidente della Banca Popolare Milanese e oggi agli arresti domiciliari con l'accusa, tra l'altro, di corruzione privata.

Da queste telefonate risulterebbe che Grilli abbia chiesto l'intercessione del presidente per ottenere l'appoggio (o almeno la non opposizione) di Bersani alla sua possibile nomina a governatore della Banca d'Italia. Anche se non ci piace che un tecnico si faccia la sua campagna personale con i vari politici, non siamo così moralisti da scandalizzarci per questo. Ma quello che non possiamo accettare è che per questa campagna Grilli abbia usato il presidente di una banca che poi, come governatore della Banca d'Italia, sarebbe andato a regolare. Pensiamo veramente che Ponzellini non avrebbe chiesto nulla in cambio dei suoi servigi? Altro che cattura del regolatore, qui si configura come un pericoloso do ut des. Se poi c'è stata davvero una ingenuità da parte del neoministro è bene che lo ammetta.

Anche perchè tutto questo non sarebbe avvenuto con una banca qualsiasi, ma con la Bpm, una banca che nel marzo 2011 era stata ispezionata da Bankitalia e rischiava il commissariamento. Una Banca che oggi i magistrati accusano di aver finanziato illegalmente politici e partiti. Una Banca che sembra al centro di un sistema che definire clientelare è poco.
Pure questa notizia può essere falsa, lasciata trapelare apposta per indebolire l'opera di moralizzazione che il neo ministro sta giustamente perseguendo. Ma proprio per questo ogni minimo dubbio va chiarito. Il ministro del Tesoro, tecnico di un governo tecnico, deve chiarire la sua posizione, alternativamente - anche nel silenzio generale - si avvalora un clima di crescente sfiducia nel Paese. Se passa l'immagine che tutti i governanti, siano essi politici o tecnici, sono uguali, si corrono rischi seri. In gioco ci sono la credibilità politica del ministro Grilli e l'agenda di rinnovamento che l'Italia vuole perseguire. Vittorio, per amore del Paese, chiarisci.

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