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Questo articolo è stato pubblicato il 03 ottobre 2012 alle ore 16:12.

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Il tempo passa, ma l'evasione fiscale ha sempre i soliti "campioni": colf, badanti e babysitter, insieme ai professori impegnati nelle ripetizioni private, artigiani, dentisti e specialisti. Tra le "pecore nere" anche ristoratori, commercianti, bagnini e avvocati, primi tra i professionisti. Il quadro aggiornato dei "furbetti dello scontrino" che emerge dal terzo rapporto Eures 2012 sul'evasione fiscale in Italia conferma purtroppo le precedenti rilevazioni dell'istituto (2004 e 2007), ma registra anche una novità: la crescita del "giustizialismo fiscale", con sette italiani su dieci favorevole al carcere per gli evasori.

Sul podio ripetizioni private e medici
Nel mirino dell'indagine sono finite 52 categorie di lavoratori, i cui comportamenti "fiscali" sono stati analizzati basandosi su un campione casuale di 1.225 italiani di 19 regioni, 94 province e 367 comuni. Il quadro che ne esce è sconfortante: «tra il 2004 e il 2012 la propensione degli artigiani, dei liberi professionisti e dei commercianti a non rilasciare scontrini, fatture o ricevute non segna alcun passo indietro confermandosi l'evasione fiscale uno dei principali ostacoli al risanamento economico dell'Italia». Per alcune professioni e mestieri, il fenomeno evasione registra una forte crescita, come nel caso dei docenti che impartiscono le ripetizioni (in nero l'89% delle prestazioni contro il 79,4% del 2007 e il 69,4% del 2004) e dei dentisti (34% nel 2012, il 27,7% nel 2004) e medici specialisti (34%, il 25,5% del 2004).

Artigiani e riparazioni, il nero prevale
Superano comunque il 60% le prestazioni non regolarmente fatturate i giardinieri (67,3%), i falegnami (62,8%), gli idraulici (62%), i fabbri (60,2%) e i muratori (60,1%), e attestandosi al 57,3% tra i tappezzieri, al 57,1% tra gli elettricisti e al 56,7% tra i parchettisti/pavimentisti. Soltanto tra gli antennisti (42,1%) e gli installatori di impianti di riscaldamento o condizionamento (18%) tale percentuale risulta più contenuta. La ristorazione rimane un altro fronte caldo dell'evasione: in cima alla graduatoria dei commercianti evasori si collocano i bar (che non hanno rilasciato scontrino o ricevuta nel 17,8% dei casi, a fronte del 9,9% del 2004), seguiti da ristoranti, pub e pizzerie (17,2%, contro il 10,9% del 2004) e da rosticcerie e pizzerie al taglio (15,8%, contro il 7,9% del 2004). L'indagine fa anche il punto sulla distribuzione territoriale dell'evasione, che si pratica in particolare nel Meridione e al centro sud.

Professionisti poco attenti
Il fenomeno evasione tocca anche i liberi professionisti; il campione intervistato attribuisce il più alto indice di illegalità fiscale agli avvocati, i quali sono ritenuti responsabili di omesso rilascio della fattura o della ricevuta nel 42,7% dei casi. Questi professionisti sono comunque in buona compagnia, considerando la propensione all'evasione di geometri (40,2%), psicologi e psichiatri (40%), architetti (38,7%), dietologi (38%), medici specialisti e dentisti (entrambi con una percentuale
di evasione pari al 34%). Più distanziati i veterinari (25,3%), i commercialisti (23,5%) e i notai (19,6%) che, pur non avendo rilasciato fattura o ricevuta in un caso su cinque, risultano la categoria più "virtuosa".

Carcere agli evasori, sì per 7 italiani su 10
Nulla è cambiato, dunque, rispetto a dieci anni fa? Se un cambiamento c'è stato, si registra non tanto nel fenomeno quanto nel modo in cui gli italiani lo giudicano o vorrebbero fosse punito dalla legge: 7 italiani su 10 sono favorevoli al carcere per gli evasori, quota che si riflette sulla generalizzata sfiducia nell'azione di contrasto del governo, definita «inefficace» dal 63% degli intervistati. Negativo anche il giudizio sull'operato di Equitalia rapporto (55% degli intervistati), a prescindere dall'area geografica di appartenenza (60,6% al Centro, 54,5% al Nord e 51,9% al Sud), raccogliendo le piu' forti adesioni tra i lavoratori autonomi (67,2% dei giudizi negativi) e tra i disoccupati (66,7%).

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