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Questo articolo è stato pubblicato il 05 ottobre 2012 alle ore 06:55.
L'ultima modifica è del 05 ottobre 2012 alle ore 08:36.

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Ho ricevuto centinaia di messaggi in risposta alle proposte per ridurre i costi della politica pubblicate sabato 29 settembre (a tutti ho risposto o risponderò personalmente). Tutti esprimevano sostegno, ma molti anche un profondo scetticismo sulla possibilità di attuarle.
Anche se nel Consiglio dei ministri di ieri si è fatto qualche piccolo passo avanti, moltissimo resta da fare. Solo i politici possono riformare radicalmente la politica, e non si è mai visto un tacchino che voti per anticipare il Natale. Ma qualche speranza c'è. Ecco un meccanismo semplice che creerebbe una forte pressione sui politici per attuare la riforme necessarie. Il meccanismo dipende dalla legge elettorale con cui si andrà a votare in aprile. Esso è più efficace con una legge elettorale che preveda le preferenze, oppure con un sistema uninominale.

Prendiamo un caso specifico di riforma: la riduzione del numero dei parlamentari. Il meccanismo funziona così. In questa legislatura si presenta una legge per la riduzione del numero dei deputati da 630 a, diciamo, 300, e dei senatori da 315 a 100. Prima della votazione, un gruppo organizzato di cittadini annuncia che in ogni circoscrizione pubblicizzerà il nome di tutti i parlamentari che hanno votato contro questa riforma e che si ripresenteranno alle elezioni di aprile.
Con i mezzi moderni di comunicazione è piuttosto facile e poco costoso. Si parte da un semplice website con tutti i nomi dei parlamentari che hanno votato contro. Poi una campagna capillare di email e via Facebook, Twitter e altri social network: il tam tam dei social network e dei blogs manderà in giro il messaggio in pochissimo tempo e gratuitamente. Quindi manifesti e volantini, da distribuire capillarmente nelle case con volontari che non sarà difficile trovare. Infine si acquista una pagina sui maggiori quotidiani nazionali con i nomi di tutti i candidati "cattivi", e sui giornali locali con i nomi dei candidati "cattivi" di quella circoscrizione. Se vi sono soldi sufficienti, si acquista anche qualche spazio sulle Tv locali. I soldi necessari non sono molti, e comunque facilmente reperibili attraverso donazioni via Internet. È auspicabile comunque che giornali e tv siano disposti a donare spazio per questa iniziativa apartitica.

In poche settimane, il nome dei candidati "cattivi" avrà raggiunto quasi tutti gli elettori. Il rischio per un parlamentare di votare contro la riforma diventa enorme. Il meccanismo è lievemente meno efficace se si voterà con liste bloccate. Ma anche in questo caso qualcosa si può fare. Primo, si chiede a ogni partito un impegno pubblico a non ripresentare i parlamentari che hanno votato contro la riforma; a parole, tutti i partiti sembrano essere favorevoli a ridurre il numero dei parlamentari: questo sarà un test di serietà delle loro reali intenzioni. Secondo, in occasione delle elezioni si pubblicizza, con i metodi descritti sopra, la lista dei parlamentari che hanno votato contro la riforma e che sono stati ripresentati da ogni partito. Ogni elettore potrà farsi quindi un' idea della serietà di ciascun partito nel mantenere la promessa e nell' affrontare la questione dei costi della politica.

Questi metodi possono essere applicati ad altre riforme oltre alla riduzione del numero di parlamentari. È importante però non accumulare troppe iniziative, altrimenti il segnale si disperde e diventa meno efficace: «Tizio ha votato a favore della riforma x ma contro le riforme y e z, mentre Caio ha votato a favore di y e z ma contro x» è un messaggio troppo complicato. Meglio concentrarsi su una questione che non richiede modifiche costituzionali (come avverrebbe invece per molti provvedimenti che riguardano le regioni), e che per la sua radicalità rappresenta un test importante delle intenzioni reali di riforma della politica. La riduzione del numero di parlamentari sembra il miglior punto di partenza.

roberto.perotti@unibocconi.it

L'INIZIATIVA

Le 20 proposte
Meno consiglieri e assessori regionali, niente rimborsi, diarie o indennità, abolizione dei cumuli di cariche. Sono alcune delle proposte contenute nell'articolo di Roberto Perotti, Taglio in 20 mosse ai costi della politica, pubblicato sul Sole 24 Ore lo scorso 29 settembre. Proposte che nelle intenzioni dell'autore, «possono servire come base per una riforma fattibile in tempi relativamente brevi». Il "taglio in 20 mosse" include anche l'abolizione dei finanziamenti «palesi e occulti» a partiti e gruppi.

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