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Questo articolo è stato pubblicato il 11 ottobre 2012 alle ore 14:03.

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«Ci sono sempre io, non mi dimetto». Roberto Formigoni resta al suo posto e, rientrando nella sede del Pdl in via dell'Umiltà per proseguire il confronto con Angelino Alfano e Roberto Maroni chiarisce qual è il «gesto forte, di discontinuità» che è pronto a mettere in atto. Ci sarà nei prossimi giorni spiega, una «riduzione molto forte della giunta, che sarà fortemente rinnovata nella composizione dei suoi membri». Il primo round della riunione con il segretario del Pdl e quello della Lega è durato tutta la mattinata ed è ripreso nel pomeriggio. «Questa mattina - ha sottolineato il Governatore - abbiamo cominciato a dialogare con Maroni. Mi sembra un atteggiamento molto positivo, ma dobbiamo continuare».

Il Carroccio si è detto pronto ad andare alle elezioni in primavera e ha chiesto l'azzeramento della giunta. Formigoni ha risposto con il ritiro delle deleghe agli assessori lumbard e ha minacciato: se cade la Lombardia, saltano anche Veneto e Piemonte. L'intenzione di un «gesto forte» era stata preannunciata dal segretario Pdl.
Questa mattina, nonostante l'annuncio a tarda notte di Formigoni di un ritiro delle loro deleghe, gli assessori della Lega erano al loro posto, non essendo - a quanto si apprende - arrivata loro alcuna comunicazione ufficiale. Il Carroccio ha deciso però di non partecipare ai lavori delle Commissioni del Consiglio regionale. Il segretario della Lega Lombarda, Matteo Salvini ribadisce: «Noi della Lega vogliamo andare in giro a testa alta. Quando c'é puzza di mafia il calcolo politico passa in secondo piano, la buona amministrazione anche», ma «ho la certezza che la Lombardia reagirà».

I lumbard insistono per separare la questione Lombardia da Veneto e Piemonte.
«È giusto che i problemi della Lombardia se li risolvano i lombardi e non scarichino i loro problemi sulle altre amministrazioni. Noi non c'entriamo nulla con quei fatti», dice il presidente della Regione Veneto, Luca Zaia. «Con tutto il rispetto per Formigoni quello che accade in Piemonte lo decidono i piemontesi. Stiamo lavorando bene», gli fa eco il governatore piemontese Roberto Cota.

Dal Pdl arrivano segnali contrastanti
«Siamo in una situazione drammatica», ammette Fabrizio Cicchitto, capogruppo alla Camera. Guido Crosetto consiglia a Formigoni di dimettersi, Maurizio Gasparri invece è per un azzeramento della giunta. Il governatore ribadisce: «Non ho fatto nessun errore. La mia Regione è l'unica che ha i conti in ordine».

L'opposizione ha raccolto le firme per «mandare a casa il consiglio» regionale: servono la metà più uno dei consiglieri e tutte le opposizioni (Pd, Idv, Sel, Udc, Pensionati e gruppo misto) arrivano a quota 31. Nel corso di una conferenza stampa ha mostrato i fogli di dimissioni firmati dai consiglieri regionali (27) di Pd, Idv, Sel e del gruppo misto (Filippo Penati). E ora i democratici, nella voce del capogruppo, Luca Gaffuri, accusano: «La Lega Nord decide a Roma il futuro della Lombardia» e invita nuovamente i lumbard a seguirli sulla strada delle dimissioni.

Intanto Formigoni è stato condannato a pagare una multa di 900 euro per diffamazione dei Radicali nella vicenda delle firme per la sua lista alle Regionali del 2010. Agli esponenti del partito vanno complessivamente 110 mila euro come risarcimento: 30 mila per Marco Cappato, altrettanti per Lorenzo Lipparini e 50 mila a favore del partito rappresentato da Marco Pannella.

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