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Questo articolo è stato pubblicato il 20 ottobre 2012 alle ore 11:57.

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Signor ministro, lei ha detto che siamo in una seconda Tangentopoli più grave della prima e che la corruzione è un'emergenza da affrontare con misure serie per rafforzare la risposta penale e la percezione della gravità di questo fenomeno.
Certamente. È una situazione più estesa rispetto a prima e con caratteristiche diverse perché prevale l'utilizzo non corretto di fondi pubblici rispetto alla corruzione.

Parliamo subito di uno dei punti critici della legge, che ne fa un segnale incoerente: la concussione per «induzione», pena ridotta da 12 a 8 anni e totale chiusura ad aumentarla almeno a 10. Se questa legge deve rispecchiare il disvalore sociale delle condotte corruttive, come si può giustificare che un reato, finora il più grave tra quelli contro la pubblica amministrazione, sia punito meno severamente, ancora meno del furto di un'autoradio?
Allora, nella piramide dei reati contro la pa, al vertice resta la concussione, ma per «costrizione», punita fino a 12 anni perché è una condotta gravissima. Rispetto a questa, ho ritenuto - e ci tengo a dire che è una mia idea - di tenere distinta la condotta di induzione. Ci sono arrivata perché ho constatato che il rapporto tra concussione e corruzione era un tema sottostante a tutti i ddl presenti in Parlamento e ai dibattiti successivi a Mani pulite. Inoltre, ho guardato i processi: durante Mani pulite, a Milano è sempre stata contestata la corruzione, e già questo smentisce che sia più difficile perseguire la corruzione in quanto viene punito anche il privato. Decine di condanne dimostrano il contrario. A Roma, i processi per i cosiddetti Palazzi d'oro erano stati invece qualificati tutti per concussione, perché si riteneva fosse più facile acquisire le denunce, ma la storia dimostra che gran parte dei reati furono poi riqualificati come corruzione e si estinsero per prescrizione. Poi ho esaminato gli emendamenti al ddl: alcuni prevedevano l'abolizione della concussione, altri l'inserimento nella corruzione e altri ancora l'unificazione dei due reati. Nessuno mi sembrava corretto perché non coglievano la peculiarità della concussione e perché determinavano effetti abrogativi che avrebbero del tutto azzerato i processi in corso. Nel frattempo è arrivato l'invito dell'Europa non ad abolire il reato ma a elaborare criteri per definirlo.

L'Europa ci ha solo chiesto di monitorare e vedere se nella prassi la concussione crea zone di impunità e, solo alla fine, eventualmente, intervenire. Lei è intervenuta subito, saltando a pie' pari il monitoraggio...
Io ho monitorato le concussioni e ho ritenuto più corretto lasciare in vita quella vera, per costrizione, che resta punita fino a 12 anni, facendo confluire le condotte di induzione in una diversa fattispecie, intermedia tra concussione e corruzione, piuttosto che abolirla tout court o assorbirla nel reato meno grave. Ciò facilita una più corretta delimitazione tra fattispecie ed evita conseguenze peggiori sotto il profilo dell'effettività della pena. Se si contesta una concussione si fa infatti affidamento su una prescrizione più lunga rispetto alla corruzione, ma se poi il reato viene riqualificato corruzione, arriva in Cassazione già prescritto.

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