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Questo articolo è stato pubblicato il 04 novembre 2012 alle ore 13:25.

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E anche su questo che l'America deciderà al voto di martedì: chi fra Obama e Romney ha la ricetta migliore per il manifatturiero? Ieri a Mentor Obama ha ricordato che nelle sue azioni il "Rinascimento" del manifatturiero lo ha già lanciato. Romney ammonisce: «Se rieleggete Obama non avremo la ripresa del manifatturiero che potrebbe esplodere nei prossimi anni». In effetti il potenziale è enorme. Perché esploda, Obama promette di ridurre le aliquote per le aziende al 28% e al 25% se tornano da dove erano andate in outsourcing; vuole ampliare le deduzioni per ricerca e sviluppo; riafferma l'ammortamento immediato del 100% per investimenti e un credito fiscale del 30% per impianti efficenti e avanzati dal punto di vista ambientale.
Romney ha un piano meno articolato, ma vuole ridurre le aliquote al 25% per tutti senza concessioni per chi rimpatria. E attacca lo “statalismo” di Obama, non per i prestiti o gli investiemnti in Chrysler o General Motors, ma per il monumentale aumento della burocrazia, 81.000 pagine di nuove regole, costo, 26 miliardi di dollari. Ma il costo generale della burocrazia eccessiva è stimato in 1.750 miliardi di dollari! I (fortunati) abitanti di Mentor, in Ohio sanno di avere già il mix giusto, manifatturiero avanzato, quadri elettrici e trasporti: gli svincoli ferroviari locali della CSX e della Norfoll South hanno un futuro brillante.
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Stop all'emorragia
L'Ohio è uno degli Stati tradizionali della rust belt, la vecchia cintura industriale d'America, nonché uno dei grandi poli nazionali dell'auto. Dopo anni di calo dell'occupazione nel settore, la situazione si è ormai stabilizzata.
IL DIZIONARIO DELLE ELEZIONI
Temi, programmi, soluzioni
Accade spesso, come scrive l'Economist, che un confronto elettorale venga definito cruciale per i decenni futuri: ma questo lo è davvero. Nelle elezioni americane di martedì prossimo «sono in palio due percorsi verso il futuro molto diversi. Il divario nelle politiche dei due candidati e dei loro partiti sembra più ampio di qualunque altra elezione si ricordi».
Il punto di partenza del confronto è il ridimensionamento dello Stato invocato da Mitt Romney su tutti i fronti, eccettuato quello della Difesa. Dunque tagli alle tasse e alla spesa pubblica, in particolare ai programmi governativi di assistenza sanitaria ai poveri (Medicaid), agli anziani (Medicare) e alle pensioni. Barack Obama è contrario a tutto questo: ma anche per i Democratici la riduzione del deficit pubblico è una priorità. Da realizzare però senza usare una mannaia: secondo Obama, mantenendo stabili le tasse per la maggior parte dei cittadini e aumentandole per i più ricchi è possibile ridurre il debito riuscendo a spendere di più per infrastrutture e istruzione (a cura di Antonella Scott).
Ambiente Il grande assente
Sul fronte del cambiamento climatico nessuno dei due candidati ha spiegato con precisione in che modo affrontare il riscaldamento del pianeta. Secondo gli esperti, la campagna è stata così un'occasione persa per un problema a cui serve cooperazione globale.
OBAMA
L'approccio seguito da Obama è uno sviluppo responsabile delle risorse tradizionali - gas, petrolio e carbone "pulito" - dando però attenzione e sostegno alle energie rinnovabili. Favorevole alla regolamentazione ambientale.
SOSTENIBILITÁ
MEDIA
ROMNEY
I Repubblicani accusano l'amministrazione Obama di aver condotto una «guerra all'energia». Romney punta a raggiungere l'indipendenza energetica sviluppando soprattutto le grandi risorse come il petrolio.
SOSTENIBILITÁ
ALTA
Bengasi L'America nel mondo
L'attacco al consolato americano di Bengasi, in cui l'11 settembre scorso venne ucciso l'ambasciatore in Libia Chris Stevens, si è posto al centro del dibattito sulla politica estera degli Stati Uniti: mettendo in discussione il destino dell'America come leader del mondo libero.
OBAMA
Se Obama non ha potuto soddisfare le aspettative accese all'inizio del suo mandato, dalla sua parte ha l'uccisione di Osama Bin Laden, il ritiro dall'Iraq e l'avvio del disimpegno dall'Afghanistan. Resta la sfida iraniana.

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