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Questo articolo è stato pubblicato il 08 novembre 2012 alle ore 10:23.

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(Afp)(Afp)

Il messaggio della strategia digitale di Barack Obama si sente forte e chiaro: la tecnologia elettronica è il fondamento dei programmi americani per attirare e sviluppare i talenti e i capitali necessari a vincere la sfida della globalizzazione con l'innovazione. Il primo atto sarà, probabilmente, un nuovo sistema di visti d'ingresso negli Usa pensato per i lavoratori della conoscenza – ricercatori, tecnologi, ingegneri, matematici – e per gli imprenditori che investono e fondano aziende in America.

La legge si dovrebbe chiamare Startup 2.0 Act e si integra in un'ampia visione orientata a curare la qualità dell'ecosistema dell'innovazione. Una strategia già avviata investendo nella banda larga, concependo l'informatizzione del sistema sanitario anche come un sistema di opportunità per le imprese innovative, lanciando la costruzione di una piattaforma per la condivisione a livello nazionale delle migliori innovazioni generate dalle pubbliche amministrazioni locali e settoriali.«Da quando sono presidente le startup sono aumentate del 10%» vanta Obama connettendo questo risultato alla riduzione della disoccupazione ottenuta dalla sua amministrazione. È una strategia consistente per Obama che ha esordito nominando uno Us Chief Technology Officer, ha chiamato esperti privati di chiara fama a contaminare di innovatività gli uffici dedicati a modernizzare l'amministrazione pubblica per migliorare i servizi e ridurre i costi. Ha aperto la strada per il crouwdfunding, l'investimento via internet da parte di piccoli finanziatori nelle startup. E ha sostenuto la Startup America Partnership per alimentare la qualità dell'ambiente culturale e organizzativo nel quale si sviluppa l'imprenditorialità. Non ha dimenticato i programmi per l'educazione dei lavoratori meno addestrati sulle nuove tecnologie. E ora vuole avviare una riforma del sistema dei brevetti.

«Questo paese è fatto per chi vuole trasformare le idee in qualcosa: un'invenzione o un'intera nuova industria» dice Obama. «Così evitiamo di dover scegliere tra la decrescita e quel genere di economia governata dall'alto che favorisce soltanto i pochi più ricchi. E invece puntiamo sul coraggio di chi investe sul nostro futuro».
Parole non banali perché dette da un politico che conosce la potenza dell'innovazione digitale per esperienza diretta. Obama ha trovato nei social network uno strumento fondamentale per comunicare e finanziarsi nel 2008. Ha ripetuto una buona performance quest'anno. Ma ha dimostrato di aver capito che la rete non si ferma mai. E serve a molto di più. In contemporanea con le innovazioni delle aziende, Obama ha innovato la politica all'insegna del concetto di Big Data: la rete è servita alla sua campagna di quest'anno soprattutto per seguire passo passo l'orientamento degli elettori, trovare i modelli di comportamento, definire in quali contee accentuare l'azione di sostegno alla sua candidatura, analizzando le enormi quantità di dati che raccolgono in rete. Un politico che capisce tutto questo – e che chiama sui meetup i cittadini e gli esperti per affinare i suoi programmi digitali e che riesce a farsi finanziare generosamente dai giganti della tecnologia – non fatica a decidere una politica credibile per l'innovazione digitale.

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