Storia dell'articolo
Chiudi

Questo articolo è stato pubblicato il 13 novembre 2012 alle ore 12:43.

My24

La ‘ndrangheta continua a evolversi più rapidamente di quanto si crede. Le notti di Polsi e le stimmate del boss a chi garantisce in realtà soltanto il rispetto dei riti, si sciolgono di fronte alla nuova operazione – denominata non a caso Saggezza - che la Procura di Reggio Calabria ha condotto e sta ancora conducendo in queste ore.

Decine di persone arrestate tra Calabria e Lombardia e a vario titolo indagate per associazione di tipo mafioso, estorsione, porto abusivo e detenzione di armi, usura, illecita concorrenza volta al condizionamento degli appalto pubblici, minaccia, esercizio abusivo dell'attività di credito, truffa, furto di inerti, intestazione fittizia di beni, avendo agito al fine di agevolare la ‘ndrangheta.

Le indagini – coordinate dal procuratore aggiunto Nicola Gratteri – hanno portato alla luce l'esistenza della "Sacra Corona" o "Corona", struttura alla quale facevano capo i "locali" di ‘ndrangheta di Antonimina, Ciminà, Ardore, Cirella di Platì e Canolo. La "Corona", in altre parole è una struttura intermedia esistente nelle gerarchie mafiose del territorio locrese, dai contorni ormai ben definiti, posta superiormente ai "locali", le unità territoriali di base, e articolata sul territorio in modo da "associare" alcune piccole realtà territorialmente simili e vicine.

Il fine: il controllo mafioso dei territori anche grazie agli stretti rapporti con esponenti di rilievo del mondo politico e della massoneriae ai legami criminali con gli esponenti delle principali famiglie mafiose della provincia reggina: Commisso di Siderno, Cordì di Locri, Pelle di San Luca, Aquino di Marina di Gioiosa Jonica, Vallelunga di Serra San Bruno, Barbaro di Platì, Ietto di Natile di Careri, Primerano di Bovalino e con personaggi di assoluto spessore criminale all'interno della ‘ndrangheta, quali, tra gli altri, Giovanni Maesano Giovanni, e Antonino Venanzio Tripodo

La "Corona" – secondo la ricostruzione della Procura e leggendo l'ordinanza firmata dal Gip Adriana Trapani - aveva un capo indiscusso, Vincenzo Melia, che vantava al suo fianco due fidati collaboratori, Nicola Romano e Nicola Nesci, con il ruolo attuale di "capi consiglieri", mentre deputati a ricoprire il ruolo di semplici "consiglieri" erano Giuseppe Varacalli e Giuseppe Siciliano, anche se a causa del loro comportamento sarebbero stati poi tenuti in scarsa considerazione dal loro superiore gerarchico.

Commenta la notizia

Shopping24

Dai nostri archivi