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Questo articolo è stato pubblicato il 14 novembre 2012 alle ore 12:05.

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Una rappresaglia contro la stampa e contro la libertà di informazione. Dopo il blitz trasversale capitanato dalla Lega e dall'Api sul ddl diffamazione che prevede il carcere per i giornalisti, i partiti attaccano o si difendono. La proposta è andata a segno - con 131 sì, 94 no e 20 astenuti - grazie al voto segreto che ha messo in evidenza una voglia di rivalsa dei senatori nei confronti dei giornalisti. Per il presidente della commissione Giustizia del Senato Filippo Berselli, relatore del Ddl diffamazione, la norma lascia senza tutela non solo i giornalisti, ma anche i diffamati.

Muiznieks, commissario Consiglio Ue: grave passo indietro
Il commissario per i diritti umani del Consiglio d'Europa, Nils Muiznieks, sta seguendo con «grande preoccupazione» l'iter legislativo del ddl Sallusti e ritiene che mantenere il carcere per i giornalisti sarebbe un «grave passo indietro» per l'Italia e non solo.

Severino: si escluda il carcere, si rafforzi la rettifica
Sul ddl sulla diffamazione a mezzo stampa è intervenuta anche il ministro della Giustizia Paola Severino a margine di un convegno a Bankitalia: «il mio auspicio è che possa riprendere il dibattito parlamentare che porti a un consolidamento della linea dell'esclusione del carcere e un miglioramento delle misure a garanzia da una parte del diritto-dovere di informare e dall'altra del diritto di riparazione, come la rettifica».

Slitta a martedì l'esame del provvedimento
Il ddl diffamazione slitta a martedì prossimo. La conferenza dei capigruppo ha stabilito che il provvedimento tornerà in aula al Senato, dunque, solo la prossima settimana come ultimo punto all'ordine del giorno del calendario. Il Pd, come già annunciato dalla capogruppo Anna Finocchiaro, è pronto a chiedere la «sospensiva» perchè «non ci sono le condizioni minime per affrontare una questione così delicata, non ci sono le condizioni politiche». Il Pdl, invece, lavora perchè in Aula si possa votare un emendamento che si configurerebbe come 'salva-Sallusti' nonostante il voto di ieri sul carcere per i giornalisti.

Sallusti: senatori vigliacchi col passamontagna
«Non c'era la volontà di risolvere il problema sollevato dal mio caso. Il parlamento é sovrano, io sono rattristato dalla vigliaccheria di alcuni senatori che si sono nascosti dietro il voto segreto nell'aver preso posizione in un provvedimento non liberale. In carcere ci sono persone più coraggiose perché sono persone che hanno commesso crimini mettendoci la faccia. In Senato invece si fanno rapine con il passamontagna», ha detto ai microfoni di Tgcom24 il direttore de Il Giornale, Alessandro Sallusti. «Se il prezzo da pagare per non andare in carcere é quello di una legge liberticida, allora é meglio che io vada in carcere. Il parlamento si occupi di altro. Vendetta? Una stupidità politica. Sì, é una vendetta di una casta uscita con le ossa rotte da questo quinquennio scellerato. Invece di prendersela con sé stessi se la prendono con noi. Non é colpa nostra se hanno rubato i soldi dei finanziamenti pubblici. Non vedono via d'uscita se non prendersela con chi li ha smascherati».

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