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Questo articolo è stato pubblicato il 14 novembre 2012 alle ore 12:05.

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Finocchiaro: è una vendetta arrogante contro la stampa
Il voto del Senato che ha reintrodotto il carcere per i giornalisti colpevoli di diffamazione per Anna Finocchiaro, presidente dei senatori del Pd una vendetta arrogante contro la stampa, una rappresaglia contro la libertà di informazione». Per questo - ha detto a La Repubblica - la legge «così com'è va lasciata morire.

Rutelli: non mi sono battuto per limitare la libertà di stampa
«Non è vero che mi sono battuto per limitare la libertà di informazione, non è possibile che ci sia questo cecchinaggio verso chi esprime il suo voto a viso aperto e difatti non ho firmato la richiesta di voto segreto». Il giorno dopo il voto favorevole del Senato a un emendamento al ddl diffamazione che prevede il carcere per i giornalisti che diffamano il leader dell'Api Francesco Rutelli precisa di «non capire l'attacco che mi è stato rivolto» per aver votato sì alla norma. «Con il voto di ieri - spiega - abbiamo recepito la richiesta della Corte europea dei diritti dell'uomo di rendere il carcere alternativo al pagamento di una multa», insomma secondo Rutelli, anche dal punto di vista della stampa questo rappresenta - rispetto alla legge attuale - "un passo avanti" e non indietro. Inoltre, rilancia, «il mio emendamento per escludere completamente il carcere per i giornalisti e prevedere pene pecuniarie è stato respinto», quindi l'alternatività del carcere rappresenta il "male minore". Quanto al caso Sallusti, Rutelli ribadice di essere «sempre contrario alle leggi ad personam» e ricorda che davanti a casi «particolamente stridenti o dolorosi», «il presidente della Repubblica ha tutte le prerogative costituzionali per sottrarre».

Maroni: è stata una provocazione
«È stata un emendamento-provocazione per risolvere i problema serio e complessivo, senza farsi trascinare dall'emozione: non c'é alcun rischio di galera, ma é stata una iniziativa della Lega per far riflettere su un tema liquidato con troppa superficialità e fretta», ha commentato il leghista Roberto Maroni».

Cicchitto: non condivisibile il carcere per i giornalisti
«Siamo spiacenti, ma il voto del Senato sulla diffamazione contiene una forzatura, quella riguardante la pena carceraria per i giornalisti che non è assolutamente condivisibile e che quindi complica tutto», ha affermato il capogruppo del Pdl alla Camera Fabrizio Cicchitto.

Bocchino: no al carcere, sì a pene severe
«No al carcere, ma sì a pene severe di tipo pecuniario e interdittive della professione», ha detto Italo Bocchino, vicepresidente di Fli, sul ddl diffamazione. Ospite di Omnibus su La7 Bocchino ha detto che «il carcere non serve a niente e lo dico da diffamato».

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