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Questo articolo è stato pubblicato il 19 novembre 2012 alle ore 08:53.

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Giuseppe Spinelli (Ansa)Giuseppe Spinelli (Ansa)

Sono stati arrestati questa notte i sei componenti di una banda (tre italiani e tre albanesi) che per l'intera notte tra il 15 e il 16 ottobre hanno aggredito e sequestrato nella loro abitazione di Bresso, comune in provincia di Milano, Giuseppe Spinelli, il contabile di fiducia di Silvio Berlusconi, e sua moglie Anna. Il Pm ipotizza il pagamento di un riscatto per la liberazione. Riferendosi a una "grossa somma di denaro", il pm - è scritto nell'ordinanza di custodia cautelare - «ipotizza che possa trattarsi di una parte del riscatto che potrebbe essere stato pagato in un momento successivo al rilascio degli ostaggi ma non monitorato».

Il gip, tuttavia, invita alla cautela: "Una ricostruzione possibile, come è anche possibile che il denaro sia riconducibile ad altri affari illeciti di Francesco Leone (ndr uno degli arrestati), che non è nuovo alla commissione di reati come quello per cui si procede".

Le presunte registrazioni sul caso Mondadori
Con il sequestro dei coniugi Spinelli, i malviventi capeggiati dal pregiudicato barese Francesco Leone, puntavano a vendere all'ex premier per oltre 30 milioni di euro materiale registrato che – a loro dire – avrebbe fornito supporto alle tesi di Berlusconi nella lite giudiziaria con Carlo De Benedetti per la proprietà della Mondadori.

La telefonata ad Arcore: risponde Ghedini
La mattina del 16 ottobre, Spinelli venne costretto a telefonare ad Arcore sotto la minaccia dei sequestratori per cercare di convincere il Cavaliere che il materiale era effettivamente importante, utile e da acquistare. Il contabile aveva parlato al telefono anche con l'avvocato Nicolò Ghedini, il quale aveva preso tempo. A quel punto i sequestratori avevano lasciato casa Spinelli dicendo che avrebbero ricontattato loro il dipendente di Berlusconi per concludere la transazione.

Ghedini: non avevano in mano nulla
«In realtà non avevano in mano nulla». Ha risposto così, interpellato sulla vicenda, l'avvocato Nicolò Ghedini, oggi a Milano per il processo Ruby a carico di Silvio Berlusconi. Ghedini ha precisato che non c'era ricatto ma che «si erano sequestrati il ragioniere» per avere in cambio da Berlusconi del denaro.

Niccolò Ghedini, parlando con i cronisti in una pausa del processo Ruby, ha spiegato che la mattina in cui il ragioniere Giuseppe Spinelli lo chiamò mentre stava per essere liberato e gli parlò anche di «filmati su Fini».

Incastrato da un tappo di bottiglia
Francesco Leone «appare da subito quale "capò" della banda che ha rapito Giuseppe Spinelli e la moglie: «così viene percepito - scrive il gip nella sua ordinanza - dalle stesse persone offese che lo indicano nella persona che è arrivata a casa loro a sequestro già avviato e che indossava scarpe rosse con lacci neri». E che quella persona fosse proprio Leone lo prova «il rinvenimento nell'alloggio di Spinelli di tracce biologiche a lui riferibili con certezza assoluta»: infatti «il suo dna è stato trovato su un tappo di bottiglia repertato nel salotto delle vittime».

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