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Questo articolo è stato pubblicato il 24 novembre 2012 alle ore 10:48.

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BARCELLONA - «Non saremo servi dello Stato spagnolo, il popolo catalano vuole avere un luogo fra le nazioni del mondo». Artur Mas, presidente uscente della Catalogna e grande favorito delle elezioni nella regione di Barcellona, ha chiuso la campagna elettorale chiedendo, una volta di più, agli elettori il sostegno per raggiungere «una maggioranza speciale» e proseguire con maggiore forza verso l'indipendenza.

Il confronto politico delle ultime settimane ha di fatto trasformato il voto in Catalogna in un plebiscito sull'indipendenza della Regione dallo Stato nazionale. Sono passati in secondo piano i temi legati alla crisi economica, che pure colpisce in profondità anche qui nella parte più ricca del Paese. E anche le accuse di corruzione e di evasione fiscale dalle quali Mas ha dovuto difendersi negli ultimi giorni - in una vicenda torbida e forse montata ad arte contro di lui - scompaiono di fronte alla scelta che dovranno fare oltre 5,4 milioni di catalani domani alle urne.

Mai dalla fine del Franchismo, la voglia di indipendenza dei catalani si era manifestata con questa forza: nella festa locale delle Diada, lo scorso 11 settembre più di un milione di persone sono scese nelle strade di Barcellona gridando «Catalogna nuova nazione d'Europa». E trovando una risposta politica in Convergencia i Unio, il partito nazionalista moderato che con Mas ha svoltato in modo deciso programmando la fine del sistema delle autonomie regionali e invocando la scissione dalla Spagna. E nonostante gli ostacoli normativi, in Spagna e in Europa, e sorvolando sulle pesanti implicazioni economiche del «processo di sovranità», ha promesso di organizzare un referendum popolare per permettere ai catalani di «decidere il loro futuro».

La maggioranza dei catalani vuole più risorse e più infrastrutture e si sente penalizzata nell'attuale sistema nazionale di compensazioni tra amministrazioni regionali. «Se la Catalogna fosse uno Stato autonomo sarebbe, in termini di creazione di ricchezza per abitante, il settimo Paese dell'Unione europea. Quanto alla nostra capacità di esportare, importare e aprire la nostra economia all'estero, saremmo in nona o decima posizione», ha ripetuto Mas. La Catalogna con un Pil di 200 miliardi di euro vale l'intera economia del Portogallo e contribuisce a formare un quinto del Prodotto interno lordo spagnolo. Ma è anche la Regione più indebitata della Spagna con un debito di 44 miliardi di euro. Tanto che Mas a fine agosto ha dovuto mettere da parte l'orgoglio indipendentista e chiedere un aiuto di oltre 5 miliardi di euro ai fondi nazionali per poter far fronte al rimborso del debito.

Gli ultimi sondaggi tuttavia sembrano ridimensionare le ambizioni di CiU, che sembra ancora lontano dalla maggioranza assoluta di 68 seggi sui 135 dell'Assemblea catalana. Il partito di Mas dovrebbe fermarsi a 62 seggi, ma diverse altre forze indipendentiste di sinistra potrebbero ottenere messe insieme oltre 30 seggi. In caduta i socialisti, che propongono un nuovo federalismo: perderebbero almeno 10 seggi diventando la terza forza del Parlament. In crescita il Partito popolare che con Mariano Rajoy guida il Governo nazionale: potrebbe diventare la seconda forza con 19 seggi.

Le Regioni in Spagna controllano oltre un terzo della spesa pubblica complessiva e hanno la responsabilità totale sui servizi sanitari e sulla scuola. Hanno una limitata capacità impositiva e vivono in gran parte dei trasferimenti statali: a loro è stato chiesto di contenere il deficit entro l'1,5% del Pil. Ma l'obiettivo sembra difficile da raggiungere: nonostante abbia sospeso i pagamenti dei salari a dipendenti di ospedali e case di riposo, abbia tagliato gli stipendi dei dipendenti pubblici, introdotto la tassa di un euro per ogni prescrizione medica, e nonostante abbia congelato gli investimenti, la Catalogna continua ad avere un deficit vicino al 4% del Pil.
Ma nel voto non saranno tasse e austerity a fare la differenza. I catalani dovranno decidere gran parte del loro destino.

Sondaggi e risultati del 2010

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