Storia dell'articolo
Chiudi

Questo articolo è stato pubblicato il 19 novembre 2012 alle ore 16:20.

My24
Artur Mas, l'attuale capo del Govern (Reuters)Artur Mas, l'attuale capo del Govern (Reuters)

Settimana chiave della campagna politica per il rinnovo anticipato alla Generalitat, sede del Govern (Governo) della regione autonoma di Catalogna. E quelle che si annunciano come le elezioni più rivendicative della storia della transizione democratica spagnola non lasciano molti dubbi: la posta in gioco (altri 4 anni di governo) la vince la formazione politica che riesce a convincere l'elettorato di portare avanti una battaglia sola: una Catalogna indipendente dalla Spagna e integrata in Europa.

Ed era questo lo slogan che l'11 settembre scorso – data che per molti rappresenta uno spartiacque politico quantitativamente e qualitativamente importante – risuonava maggiormente per le centriche vie del capoluogo catalano, allorché una massiccia marcia indipendentista richiamò a raccolta almeno 600mila persone.

Elezioni anticipate
Manifestazione che è servita da vero e proprio "volano" per istanze che già da tempo erano nell'aria. In appena due mesi, infatti, l'attuale capo del Governo, Artur Mas, assieme al suo partito CiU (centro destra nazionalista) - contrariamente alla classica politica di mediazione da sempre adottata nei confronti del governo centrale – ha fatto proprio il "grido" che giungeva dalla strada; ha verificato l'impossibilità di patteggiare con il governo centrale di Rajoy un nuovo modo di contribuire alle casse pubbliche nazionali (patto fiscale), che in un contesto di crisi economica acuta aveva scarse possibilità di vedere la luce; e ha indetto elezioni anticipate per il 25 novembre.

Sciogliendo le camere, Mas ha tracciato un cammino ben definito per i dibattiti in corso, al quale le altre forze politiche non hanno potuto sottrarsi: i temi sono indipendenza e consultazione popolare. In caso di vittoria, infatti, il leader di CiU promette "un referendum", volto a individuare la volontà, o meno, del popolo catalano a fondare uno stato proprio fuori dalla Spagna.

Una rivendicazione, questa, che si è esacerbata nel corso degli ultimi anni: prima, con la negazione dello statuto di "nazione" alla Catalogna, da parte del tribunale costituzionale spagnolo; dopo, a causa della crisi, le cui conseguenze negative sulle finanze pubbliche – e gli sforzi effettuati per arginare la quale - hanno condotto a denunciare il sistema fiscale dello Stato centrale, accusato d'impoverire la Catalogna.

Lo scontro con Madrid
Bisogna ricordare che la fonte principale del disaccordo crescente tra la Generalitat e il potere centrale spagnolo concerne, innanzitutto, un sistema fiscale giudicato ingiusto a Barcellona. La Catalogna raccoglie l'essenziale delle sue imposte volte a finanziare e a far funzionare i servizi pubblici decentralizzati (a cominciare dall'istruzione e dalla sanità); ma una parte di queste imposte va anche a Madrid, dove il ministero delle Finanze si occupa di ridistribuire la somma all'insieme delle regioni spagnole, in funzione di un calcolo piuttosto complesso che tiene conto dei bisogni e del livello di sviluppo dei diversi territori.

Commenta la notizia

Shopping24

Dai nostri archivi