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Questo articolo è stato pubblicato il 02 dicembre 2012 alle ore 22:43.

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La scommessa del sindaco di Firenze. Renzi ha giocato la sua partita e, se ha perso nel conteggio dei voti, tuttavia ha vinto sul terreno mediatico, sulla capacità di farsi capire dai giovani, anche sulla spregiudicatezza di una certa immagine pubblica. Ora dovrà decidere, al pari di Bersani, quale ruolo intende svolgere nell'Italia di domani. Renzi può essere in breve tempo l'uomo nuovo della sinistra italiana. Ma dovrà evitare qualche marchiano errore. Più di tutto, dovrà giocare la carta della responsabilità, della misura. Mai e poi mai dovrà dare segni d'impazienza e ancor più di nervosismo. E non potrà permettersi di rinchiudersi in un'opposizione interna arida e indispettita. Tutto si tiene. Ecco perchè hanno fatto bene nel pomeriggio i "renziani" a precisare che non intendono in alcun modo contestare il risultato del secondo turno. Se lo facessero commetterebbero un errore. Il punto è che per molte ore, negli ultimi due giorni, abbiamo vissuto sul filo dell'ambiguità. Ieri il sindaco garantiva che non avrebbe mai parlato di brogli ai seggi e quindi avrebbe accettato con serenità il risultato, preparandosi a vivere il dopo. Stamane sembrava che avesse di nuovo cambiato idea e accusava, o lasciava che i suoi accusassero, gli apparati del Pd per via dei cittadini che non avevano potuto votare. Ci si è interrogati a lungo sul significato di questi segnali. Piccoli indizi di nervosismo, destinati a rientrare? Oppure qualcosa di peggio, cioè la premessa di una dura guerra di legittimità al vincitore Bersani?

Il sindaco accetta il verdetto. Alla fine, come si è detto, sembra proprio che Renzi abbia compiuto i passi necessari per accettare il verdetto del popolo. Se così non fosse, se dietro i sorrisi di circostanza ci fosse un piano per contestare in radice l'avversario e scatenargli contro un conflitto destabilizzaante, si aprirebbero tempi bui per il Pd. Perchè da oggi Renzi esce dalle primarie come titolare di una fetta molto consistente di voto popolare. Certo, le primarie non equivalgono al congresso. Ma chi può dubitare che da stasera il sindaco di Firenze sia un uomo che pesa molto nel partito? E pesare molto vuol dire rivendicare una quota di potere, oltre che far valere le proprie idee e proposte. Ma vuol dire anche mostrare senso di responsabilità.

Renzi alla prova del buonsenso. Stasera, con la vittoria di Bersani, si è chiusa una lunga campagna e si è aperta una fase nuova nella storia del Pd. Bersani avrà il suo daffare per convincere tanti che il Pd è riformabile, non assomiglia in nulla alla rigidità del Pcus e alla vecchia dell'Urss. Diciamo che Bersani comincia oggi una serie di esami che torneranno molto utili in occasione dei viaggi all'estero. Quanto a Renzi, dipende da lui. Può scegliere vie diverse. Se il sindaco, spinto dall'ambizione e dal desiderio di dare uno sbocco immediato al patrimonio politico raccolto in questi mesi, pretenderà di tenere sulla graticola Bersani, non riconoscendo di fatto la sua vittoria numerica, si metterà in una scomoda posizione. La maggioranza dei partecipanti alle primarie, compresi gli elettori del sindaco di Firenze, vogliono che il conflitto si ricomponga, come avviene in tutti i paesi dove le primarie servono a scegliere il candidato. Se viceversa si tiene aperto, in modo più o meno pretestuoso, un focolaio di tensione, si rischia di tradire lo spirito delle primarie e di minare alla base la possibilità che il Pd vinca le prossime elezioni.

E quindi si torna alla domanda: cosa vuole Renzi? In realtà egli non ha alternative che non siano quella di accettare il responso delle urne, che hanno visto un notevole afflusso di cittadini e la netta affermazione dell'avversario Bersani. Sulla via della contestazione, peraltro da lui più volte smentita, Renzi avrebbe ben presto solo una scelta: quella di uscire dal partito e tentare l'avventura solitaria, scenario a cui lo sollecitano voci interessate del centrodestra. Probabilmente in quel caso il sentiero non sarebbe coperto di fiori come pensano alcuni. Ma in qualche momento è stato tentato. Nega a parole questa prospettiva, ma per un po' ha civettato con l'idea di dichiarare "non legittime" queste primarie. È bene invece che in serata sia prevalso il buonsenso. Speriamo che sia stata detta l'ultima parola.

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