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Questo articolo è stato pubblicato il 03 dicembre 2012 alle ore 13:04.

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Democratici divisi su Renzi. Il rottamatore: «Darò una mano a Bersani, ma da sindaco»Democratici divisi su Renzi. Il rottamatore: «Darò una mano a Bersani, ma da sindaco»

Che fosse scontato perdere, anzi «straperdere» al ballottaggio Matteo Renzi lo ammette senza problemi, ma il rottamatore (almeno fino a qualche settimana fa) ci aveva creduto davvero. A ottobre, ricorda il giorno dopo la sconfitta, «c'erano sondaggi fantastici». Ma il voto di una settimana fa aveva già tracciato la vittoria per Pier Luigi Bersanni. Che non sarebbe stato il trionfatore il rottamatore però lo aveva capito (così svela oggi) già «l'ultima settimana prima del primo turno». Ma il risultato politico, «c'è comunque», riconosce Renzi, che parla con i giornalisti entrando a Palazzo Vecchio dove torna, annuncia, a fare il sindaco a tempo pieno. Sì, a Bersani darà una mano, «da militante del Pd e da sindaco di Firenze».

Il segretario democratico e, da ieri sera, candidato premier della coalizione del centrosinistra, ora lavorerà «per allestire il governo del cambiamento». Quanto a Renzi «è stato protagonista di questa bella avventura. Ci ha messo energia e freschezza. È una risorsa, come lo siamo tutti, in questo grande squadrone». Bersani si è già detto pronto a costruire percorsi e spazi dentro il partito per le nuove generazioni. È una delle battaglie portate avanti dal rottamatore, che secondo Enrico Letta deve entrare nella squadra di partito e anche in quella di governo, perché «il risultato di ieri carica anche lui di responsabilità maggiori». Al sindaco di Firenze rende «onore e merito» pure Matteo Orfini, componente della segreteria di Bersani vicino a Massimo D'Alema, per aver «vivacizzato questa campagna elettorale», per aver «avuto coraggio e aver saputo mettere in campo un progetto politico vero». Ma non tutti nel Pd la pensano allo stesso modo, Rosy Bindi lo dice apertamente: «È lo stesso Renzi che in questi giorni ha voluto sottolineare 'noi e loro'. Adesso il programma che ha vinto fa l'unità del partito e del centrosinistra». E non è la sola a vederla in questo modo. Il segretario però ha già indicato la strada, vuole che i democratici lavorino con il sindaco di Firenze. E oggi, dopo la vittoria con il 60% di voti delle primarie (che ha caparbiamente voluto contro l'opinione di altri big del Pd), Bersani è più forte.

I renziani ragionano sui motivi della sconfitta
Pietro Ichino (tra gli ispiratori del programma del rottamatore) è convinto che sul mancato recupero di Renzi non abbiano inciso solo le regole delle primarie, ma «probabilmente ha pesato anche qualche errore tattico dello sfidante nell'ultima fase della campagna elettorale». Soprattutto «l'inasprimento dei toni polemici». Secondo Ichino il sindaco in quest'ultima settimana «avrebbe fatto meglio a puntare di più sulla conquista di quei democratici liberal che al primo turno avevano votato Bersani».

Lino Paganelli, il delegato di Matteo Renzi al coordinamento per le primarie, non pensa «che ci saranno prigionieri: non conviene a nessuno fare la battaglia interna per cancellare gli sconfitti, perchè questa pluralità è una ricchezza». Paganelli si augura invece che «quel patrimonio che si è creato intorno ai gazebo non si disperda, ma sia un aggregatore di altri consensi per vincere la competizione vera».
E Roberto Reggi, il coordinatore delle primarie del rottamatore, annuncia che «i comitati Renzi sicuramente resteranno aperti perché sono quelli che tengono legati al territorio chi forse un po' ha smarrito quel rapporto». Per Reggi «la più grande eredità di queste primarie é stata questa rete straordinaria sul territorio che ora dobbiamo consolidare».

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