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Questo articolo è stato pubblicato il 04 dicembre 2012 alle ore 20:27.

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La Corte costituzionale ha accolto il ricorso del presidente della Repubblica sul conflitto con la Procura di Palermo: dichiarando che non spettava alla Procura di valutare la rilevanza delle intercettazioni né di omettere di chiederne al giudice l'immediata distruzione ai sensi dell'articolo 271 del codice di procedura penale. La decisione della Consulta scomporta che le intercettazioni che hanno captato il capo dello Stato vengano distrutte.

Il caso è quello delle telefonate fra Napolitano e Nicola Mancino, ex ministro dell'Interno, ex presidente del Senato ed ex vicepresidente del Csm, indagato nel procedimento sulla trattativa Stato-mafia. Conversazioni intercettate casualmente nel corso delle investigazioni su Mancino, che la Procura ha giudicato irrilevanti e destinate alla distruzione attraverso le procedure di legge. Cioè affidandole al Gip che decide sentite le parti: una modalità che secondo il Colle, le cui tesi sono state accolte dai giudici, minaccerebbe la riservatezza delle comunicazioni e quindi lederebbe prerogative funzionali tipiche del presidente della Repubblica.

«La Corte costituzionale - informa la Consulta - in accoglimento del ricorso per conflitto proposto dal presidente della Repubblica ha dichiarato che non spettava alla Procura della Repubblica presso il Tribunale ordinario di Palermo di valutare la rilevanza della documentazione relativa alle intercettazioni delle conversazioni telefoniche del Presidente della Repubblica, captate nell'ambito del procedimento penale n. 11609/08 e neppure spettava di omettere di chiederne al giudice l'immediata distruzione ai sensi dell'articolo 271, 3° comma, c.p.p. e con modalità idonee ad assicurare la segretezza del loro contenuto, esclusa comunque la sottoposizione della stessa al contraddittorio delle parti».

«Le decisioni della Consulta non si commentano. Ne prendiamo atto». Lo ha affermato il Procuratore Capo di Palermo Francesco Messineo, rispondendo a TMNews sulla decisione della Corte Costituzionale a favore del conflitto di attribuzioni sollevato dalla Presidenza della Repubblica nei confronti della Procura di Palermo.

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