Storia dell'articolo
Chiudi

Questo articolo è stato pubblicato il 15 dicembre 2012 alle ore 13:42.

My24
Shinzo Abe (Reuters)Shinzo Abe (Reuters)

TOKYO - Nessuno se l'era aspettato. Le elezioni giapponesi di domenica prossima sono diventate uno dei più potenti "market mover" delle ultime settimane: dal loro annuncio di un mese fa, la Borsa giapponese ha registrato un violento rally pre-elettorale del 12% portandosi ai massimi da 8 mesi, mentre lo yen si è indebolito del 5% ai minimi da 9 mesi (quasi 84 sul dollaro e quasi 110 sull'euro) e per la prima volta da 3 anni la divisa nipponica ha superato l'euro nel volume di posizioni corte sui future valutari trattati a Chicago.

Joachim Fels della Morgan Stanley si diverte a includere, tra le sorprese macro del 2013, la possibilità che la Banca del Giappone (BoJ) inizi ad acquistare bond europei: non solo quelli del fondo salvastati ma anche quelli dei Paesi dell'europeriferia fino a "diventare in effetti il prestatore di ultima istanza per l'area euro". Da ieri gli analisti assicurano che, contrariamente alle attese precedenti, la Banca del Giappone si accoderà alla Fed già il 20 dicembre con nuove misure di allentamento monetario, se non altro per evitare l'accusa di remare contro il governo che si insedierà a Santo Stefano.

È stato proprio il rapporto Tankan della banca centrale a confermare venerdì l'indebolimento dell'economia nipponica già in recessione, con un calo della fiducia delle imprese (guidata da quelle del settore auto, semi-boicottato in Cina) per il secondo trimestre consecutivo, secondo una tendenza peggiore delle attese: la più pessimista dal marzo 2010, con il dato a -12 per le grandi aziende. "La banca centrale non vorrà rischiare di invertire il trend ribassista dello yen, cosa probabile se non dovesse fare nulla", osserva Masamichi Adachi di JP Morgan Securities, mentre Tomo Kinoshita di Nomura sottolinea anche il rischio di un brusco arretramento della Borsa in caso di inerzia della Boj, date le parallele aspettative accumulatesi sui mercati. Kinoshita, peraltro, ritiene che la BoJ si limiterà a un incremento di circa 10mila miliardi di yen dell'acquisto di asset e nota un fattore positivo nel Tankan: un aumento delle previsioni sugli investimenti di capitale, il che depone in favore di un ritorno alla crescita del Pil nel primo trimestre 2013.

Sarebbe stato logico aspettarsi che il tema economico dominante delle prime elezioni post-Fukushima fosse la politica energetica. Ma, per dire, il rally anti-nucleare di venerdì davanti alla Dieta promosso da Ichiro Ozawa - il veterano che con la sua dissidenza scissionista ha messo in crisi quest'anno il Partito Democratico del premier Noda, innescando il meccanismo delle elezioni anticipate - è stato praticamente ignorato dai media. Altre problematiche hanno preso il sopravvento: le tasse, l'adesione ai negoziati multilateriali Tpp (Trans-Pacific Partnership) e l'indipendenza della banca centrale (a parte, poi, l'aggressività nordcoreana e cinese che asseconda la virata a destra dell'opinione pubblica).

Il paradosso è che il Partito Democratico, salito al potere poco più di tre anni fa con una piattaforma di grandi cambiamenti e un programma populista sul piano economico, sotto Noda ha finito per sposare politiche più vicine a quelle tradizionali del Partito Liberaldemocratico che ora, con la leadership di Shinzo Abe, si appresta a tornare al timone del Paese promettendo più accomodamenti monetari e meno accomodamenti con la Cina (aumento delle spese militari comprese). Il Pd ha rinnegato la promessa di non promuovere un aumento dell'imposta sui consumi; anzi è stato Noda a imporla con inizio dal 2014, mentre Abe fa intendere che le tasse non cresceranno affatto se - prima - una più aggressiva politica monetaria non avrà portato il Paese fuori dalla deflazione.

"Abe è un rischio per i mercati finanziari nel 2013" - afferma Richard Koo del Nomura Institute, noto come fautore degli stimoli fiscali e al tempo stesso come profeta dei limiti delle politiche monetarie - Costringere la BoJ a raggiungere un chiaro target di inflazione con tutti i mezzi potrebbe avere conseguenze devastanti se i tassi sui bond dovessero impennarsi in un Paese con un debito al 240% del Pil. E i rapporti con la Cina potrebbero ulteriormente deteriorarsi, mentre è interesse giapponese dare tempo alla nuova leadership cinese di consolidarsi, per intendersi su un compromesso pragmatico". Ad ogni modo, tutti i partiti sembrano concentrarsi sulla promessa di misure per il rilancio a breve della domanda interna ed estera, senza nemmeno azzardarsi a proporre ricette sul vero problema del medio periodo, che è quello di come migliorare il potenziale di crescita in un Paese in declino di natalità e competitività.

Commenta la notizia

Shopping24

Dai nostri archivi