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Questo articolo è stato pubblicato il 21 dicembre 2012 alle ore 07:20.

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Vito Roberto Palazzolo, 65 anni, alias Robert Von Palace Kolbatschenko, ritenuto per primo dal giudice Giovanni Falcone uno dei più grandi riciclatori di Cosa Nostra, considerato dai pm antimafia di Palermo il cassiere dei Corleonesi, sta valutando in queste ore un rientro volontario a Palermo.

Dopo 25 anni di latitanza – per la gran parte in Sud Africa di cui è cittadino e Paese nel quale ha messo su famiglia e costruito un impero economico/finanziario – il suo rimpatrio si preannuncia una bomba a orologeria in grado di sconvolgere le certezze fin qui maturate sugli investimenti e le coperture di cui ha goduto e gode Cosa nostra.

In questa chiacchierata – fatta tirandolo giù dal letto per la differenza di fuso orario a Bangkok - il legale di Palazzolo, Saro Lauria, spariglia e, al tempo stesso, nasconde le carte del suo assistito, che in Italia deve scontare una sentenza passata in giudicato. Il 5 luglio 2006 il Tribunale di Palermo lo condannò a 9 anni per associazione mafiosa aggravata e la Cassazione il 17 marzo 2009 confermò.

Avvocato ieri la Corte penale di Bangkok ha ordinato l'estradizione di Vito Roberto Palazzolo, arrestato il 31 marzo presso l'aeroporto della capitale per violazione delle leggi in materia di immigrazione mentre si preparava a lasciare il Paese. Che decisione prenderete adesso?
Stiamo valutando la possibilità di tornare a Palermo senza ricorrere all'appello nei confronti delle autorità thailandesi.

State valutando chi? C'è una trattativa in corso con la Procura di Palermo?
Il termine trattativa non esiste.

Se non è una trattativa che cos'è allora?
In questi mesi abbiamo dialogato con la Procura di Palermo, che ha il dovere e l'interesse di sentire il mio assistito il quale nulla ha a che vedere con Cosa nostra e con il riciclaggio per conto della mafia siciliana o di personaggi come Totò Riina e Bernardo Provenzano. Queste cose lui vuole e deve chiarirle.

Veramente la Procura di Palermo, a partire dai pm Antonio Ingroia, Gaetano Paci e Domenico Gozo, la pensa diversamente e parla del suo assistito come un riciclatore e parla di un filo diretto mai spezzato negli anni, anche dal Sud Africa, con Cosa nostra.
La consegna è finalizzata a chiarire gli aspetti che alla Procura sembrano oscuri fino al 1985, anno in cui Palazzolo ha concluso la sua esperienza come banchiere in Svizzera. Da quella data non ha più messo piede in Europa.

Non crederà davvero che i pm daranno una dimensione temporale alle domande senza arrivare ai giorni nostri e alla fitta rete di amicizie e all'imponente bagaglio di conoscenze del suo assistito?
Ripeto: Palazzolo è disponibile a parlare di ciò che conosce fino al 1985. Dirà con chi ha avuto rapporti prima di quella data, quando faceva il banchiere in Svizzera. Le rammento che tra i patrimoni gestiti da Palazzolo c'era quello della Cdu tedesca.

Come della Cdu? Perché L'Unione cristiano democratico tedesca, partito allora guidato da Helmuth Kohl e oggi da Angela Merkel, avrebbe dovuto avere un conto corrente in Svizzera?
Non lo so, non deve domandarlo a me. Guardi comunque che l'esportazione legale di capitali non è mica un reato.

Converrà che suonerebbe strano se si scoprisse che un partito italiano ha o ha avuto conti correnti a Ginevra. Qualche sospetto sorgerebbe. O no?
Non so cosa dirle se non che Palazzolo risponderà di ciò che conosce fino al 1985. Non sono però in grado al contempo di dirle se il mio assistito voglia o meno rispondere a fatti che la Procura ritiene essere stati commessi in tempi più recenti.

Sarà difficile sottrarsi anche perché l'associazione alla mafia del suo assistito sembra acclarata inequivocabilmente.
Partiamo dall'inizio. Le ricordo innanzitutto che la condanna che ricevette in Svizzera maturò per una sua omessa perizia su una partita di 540 milioni di dollari che facevano capo alla cosiddetta Pizza connection.

Non una cosuccia da niente…
Fu una sorta di negligenza e Palazzolo non fu mai indicato come anello della catena mafiosa.

Come una cosuccia non sono le condanne definitive e i vari mandati di arresto spiccati negli anni.
Palazzolo ha già scontato il debito con la giustizia in Svizzera ed è stato assolto nel 1992 dal Tribunale di Roma. Voglio ricordarle inoltre che nel 2004 la Cassazione annullò il mandato di cattura nei suoi confronti.

Allora perché la Procura di Palermo insiste inseguendo Palazzolo in capo al mondo?
Perché il giudicato cautelare, sul quale si espresse la Cassazione, non deve necessariamente convincere nel merito i magistrati e infatti la Procura di Palermo si comportò diversamente.

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