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Questo articolo è stato pubblicato il 28 dicembre 2012 alle ore 22:00.

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Che non fosse un tecnico (soltanto) ma un politico diverso da quanti negli ultimi anni fossimo abituati a vedere lo hanno da subito sospettato in molti, a partire dai primi giorni del suo insediamento a Palazzi Chigi. E dopo il tempismo dimostrato oggi restano pochi dubbi. Mario Monti nel giro di poche ore ha organizzato una riunione politica riservata, lontano da sedi istituzionali, per poi via Twitter convocare una conferenza stampa, assumendo a tutti gli effetti i tempi decisionali della politica.

È diventato, a modo suo, senza eccessi, protagonista della scena.
Ha completato l'agenda ponendo l'accetto più sui temi del lavoro e dell'occupazione, che sui vincoli europei, mandando un messaggio chiaro al ceto medio.
Ha parlato di rassemblement, come di una forza che di fatto va oltre il bipolarismo, sottolineando di essere stato capace di far collaborare partiti tanto distanti tra loro, come il Pdl e il Pd. Tanto che ora Mario Mauro da una parte e Pietro Ichino (a cui oggi si aggiunge Mario Adinolfi) dall'altra hanno lasciato i partiti di provenienza per la sua lista. Il centro che il Professore propone non è quello che sta tra destra e sinistra, ma quello che riesce a comprendere le ragioni e le forze moderate dei due schieramenti. Come è stata la Democrazia Cristiana, e forse non è un caso che la riunione riservatissima (in quanto a luogo) di oggi si sia tenuta nel Convento di Santa Dorotea, al Gianicolo, a pochi passi dal Vaticano. Sede che nel 1959 diede i natali alla corrente dorotea della Dc guidata da Mariano Rumor.

Il suo modo di fare politica promette di essere diverso da quello dei leader degli altri partiti. Monti, essendo senatore a vita non si candida e non immagina di fare comizi («altri hanno vocazione più di me»), ma non ammette conflitti di interesse per i suoi candidati e chiama Enrico Bondi per una specie di due diligence per valutarli. Sulle questioni etiche vuole libertà di coscienza, ringrazia l'Osservatore romano e i vescovi («sono molto grato di ciò che stato scritto su di me»), ma precisa che con il suo programma guarda «a persone di buona volontà, credenti e non credenti». Non si sente l'uomo della provvidenza ma annuncia che la lista unitaria al Senato si chiamerà 'agenda Monti per l'Italia'. E per la Camera pensa invece a una coalizione di liste, «proprio rifiutando il personalismo nella politica e rispettando le diverse identità e storie».

Dopo la conferenza stampa scrive di nuovo su Twitter. «Ho deciso di salire in politica: sono con gli italiani che vogliono il cambiamento».
I partiti sono in fibrillazione. Il segretario dei democratici, Pier Luigi Bersani sottolinea che «i progressisti sono aperti a discutere una convergenza con una forza europeista, moderata e centrale», ma aspetta di capire come Monti si porrà rispetto al Pd. Dal Pdl Silvio Berlusconi parla di una decisione «non coerente con l'impegno che lui stesso aveva divulgato a più riprese, dicendo che non si sarebbe mai candidato». Soprattutto, dice il Cavaliere, «lui si candiderebbe contro le due forze politiche che lo hanno sostenuto per un anno al governo». Italia Futura intanto annuncia di aver superato i 70mila iscritti.
Mario Monti considera le decisioni comunicate oggi solo come un inizio, «abbiamo sicuramente una vocazione maggioritaria», ma quanto a previsione dei risultati «non sono un professionista», dice.

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