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Questo articolo è stato pubblicato il 05 gennaio 2013 alle ore 12:08.

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Ama il mare e la sua barca in Laguna, è il figlio maggiore di Ottavio e Rosita Jelmini, per 20 anni ha promosso il brand Missoni nel mondo. Classe 1954, casa a Sumirago, provincia di Varese, Vittorio, a bordo dell'aereo scomparso ieri mentre sorvolava l'arcipelago Los Roches in Venezuela con la moglie Maurizia Castiglioni e di una coppia di amici italiani, è colui che gestisce gli affari istituzionali dell'azienda i cui vertici in queste tragiche ore sono in riunione.

Scorrendo gli archivi si scopre la sua grande passione, la barca lunga trenta metri del 1920. In un'intervista con il Sole 24Ore di Irene Saderini spiegava che non si trattava solo di amore per il mare, ma del fatto che il mare gli scorre nelle vene. Fiero di avere radici dalmate, di avere cioè origini in una terra che «una volta era Italia», e da dove per tradizione vengono tutti i grandi comandanti marittimi. Come il nonno, comandante di navi da guerra per la Marina imperiale austriaca durante il primo conflitto mondiale. Anche il padre è nato a Ragusa (altro nome di Dubrovnik ndr), con la fortuna di passare l'estate tra le isole di Lussino e Lussinpiccolo, quelle dell'infanzia di Vittorio.

Una vita a metà fra la moda e il mare ricorda Vittorio «i pomeriggi passati su e giù per il lago di Como a provare nuove carene, nuovi motori. Abbiamo proprio girato il mondo: Inghilterra, Emirati Arabi, sia con i monocarena che con i catamarani. Mi ricordo che andavamo fino negli Stati Uniti a recuperare gli scafi che ci interessavano e poi il lago diventava il nostro banco di prova». Poi le cose cambiano, e la barca si coniuga con famiglia: «Per me la barca è diventato un momento per stare con i miei figli e la mia compagna, per raggruppare la famiglia. Navigare a 7 o 8 nodi ti permette di apprezzare il viaggio e magari nel frattempo di cucinare».

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