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Questo articolo è stato pubblicato il 08 gennaio 2013 alle ore 17:00.
L'ultima modifica è del 08 gennaio 2013 alle ore 12:40.

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La Commissione Ue «sta valutando» la situazione rifiuti del Lazio e, in particolare per quanto riguarda la discarica di Malagrotta, deve decidere se portare l'Italia davanti alla Corte di giustizia europea. Bruxelles, infatti, hanno sottolineato i servizi del commissario Ue all'ambiente Janez Potocnik, «a parte la gestione della discarica di Malagrotta, è preoccupata in generale dalla gestione dei rifiuti in Lazio una volta che Malagrotta avrà raggiunto i suoi limiti di capacità».

La Procura apre un fascicolo su Monti dell'Ortaccio
Non c'è solo il pressing di Bruxelles. Sull'emergenza rifiuti a Roma indaga anche la magistratura. È stata infatti aperta un'inchiesta sulla nuova discarica provvisoria di Monti dell'Ortaccio a Valle Galeria. Il pubblico ministero Alberto Galanti ha chiesto di controllare l'autorizzazione integrata ambientale. Dopo le segnalazioni arrivate da parte di alcuni residenti, è stato aperto un fascicolo, con sei indagati, tra cui ci sarebbe anche Francesco Rando, l'ingegnere responsabile della società Giovi che gestisce la discarica di Malagrotta, e che fa capo a Manlio Cerroni, l'imprenditore che gestisce gran parte dello smaltimento dei rifiuti nel Lazio.

La protesta di Viterbo al decreto Clini: tuteleremo i nostri territori
Intanto è operativo il decreto del ministro dell'Ambiente Corrado Clini, che prevede che il Lazio smaltirà i rifiuti di Roma. Le Province non ci stanno: quella di Viterbo ha convocato un consiglio straordinario sulla questione. Per il sindaco della città laziale, Giulio Marini il decreto «è inaccettabile». Sulla stessa linea il presidente della Provincia Marcello Meroi e l'assessore all'Ambiente Paolo Equitani: entrambi hanno sottolineato che il provvedimento «é incompleto, superficiale, scandalosamente generico e non fornisce alcuna certezza sia a livello di tempistica che di procedure. Vogliamo sapere con esattezza - hanno aggiunto - come, e per quanto tempo, il nostro territorio sarà interessato dai provvedimenti ministeriali».

No anche della Provincia di Frosinone
Critiche arrivano anche dal presidente della Provincia di Frosinone Antonello Iannarilli. Il decreto, ha sottolineato, è «inaccettabile». Iannarilli ha poi detto di aver convocato per i prossimo giorni i sindaci della Ciociaria «per prendere una posizione, perché non possiamo subire questo massacro per colpa di una città, Roma, che da anni non ha risolto il problema, al di là del colore politico». Diametralmente opposta la posizione del sindaco di Roma Gianni Alemanno, che sul provvedimento ha espresso parere positivo. «Grazie al decreto - ha spiegato - c'è la possibilità di utilizzare tutti gli impianti di trattamento a livello regionale e la possibilità di scegliere con chiarezza e in maniera definitiva quella che è la prospettiva per lo smaltimento dei rifiuti nella provincia di Roma».

La scadenza del 25 gennaio
In base al decreto, dal 25 gennaio i rifiuti urbani prodotti dai comuni di Roma, Fiumicino, Ciampino e dallo Stato del Vaticano dovranno essere trattati negli impianti del Lazio che hanno capacità residua autorizzata.

La Procura esamina l'Aia
Nel mirino della Procura di Roma ci sarebbe il documento, messo a punto dalla conferenza dei servizi, che prevede l'affidamento alla società di Manlio Cerroni della realizzazione della discarica provvisoria (la soluzione dovrebbe durare 36 mesi). La decisione presa ha destato le critiche e le polemiche degli abitanti della zona di Valle Galeria, che nei giorni scorsi hanno messo in atto delle manifestazioni di protesta, tra cui il blocco della strada che conduce al deposito dell'Ama, l'azienda che si occupa della raccolta di rifiuti nella Capitale.

Pericolo di inquinamento della falda
Nell'autorizzazione il commissario all'emergenza rifiuti Goffredo Sottile prevede che la realizzazione del sito provvisorio debba essere accompagnata «dalla presentazione di un modello idrogeologico redatto da un'università o da un ente pubblico di ricerca». Dal report dovrà emergere che non c'è alcun pericolo di inquinamento della falda. Ora, secondo la Procura che ha aperto il fascicolo. il pericolo già c'è. A seguito delle segnalazioni di alcuni residenti, infatti, è venuto fuori che durante l'estate sono state effettuate operazioni di smottamento di terreno nella nuova cava di Monti dell'Ortaccio. Tutto ciò ha determinato la formazione di un laghetto che - lo dicono leperizie fatte dai carabinieri del Noe - potrebbe scaturire da una falda sotterranea.

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