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Questo articolo è stato pubblicato il 10 gennaio 2013 alle ore 10:34.
La violazione della normativa Ue sul trattamento
I giudici della sezione prima ter del Tar Lazio nella sentenza depositata ieri scrivono che: «Come correttamente affermato dalla Commissione Europea, per essere conforme alla direttiva discariche ed alla direttiva quadro sui rifiuti, il trattamento dei rifiuti destinati a discarica deve consistere in processi che, oltre a modificare le caratteristiche dei rifiuti allo scopo di ridurne il volume o la natura pericolosa e di facilitarne il trasporto o favorirne il recupero, abbiano l'effetto di evitare o ridurre il più possibile le ripercussioni negative sull'ambiente nonché i rischi per la salute umana». Processi assicurati, sempre secondo la Commissione Ue, dagli impianti di trattamento meccanico biologico (Tmb) previsti dal piano rifiuti della Regione, ma non dalla cosiddetta "tritovagliatura" dei rifiuti (prima dello smaltimento in discarica ), anch'essa contemplata nel piano rifiuti. E difesa invece dalla Regione Lazio giudici come misura idonea, in linea con una con una circolare del 2009 del ministero dell'Ambiente. Per i giudici del Tar l'opzione della trito vagliatura potrebbe trovare giustificazione solo come «opzione del tutto transitoria». Mentre la Regione Lazio, pur «in presenza di una procedura di infrazione comunitaria pendente» per il mancato trattamento dei rifiuti smaltiti nella discarica romana di Malagrotta, ha previsto «il conferimento fino al 2015 dei rifiuti indifferenziati in discarica utilizzando la tritovagliatura».
Capacità impiantistica insufficiente
I giudici del Tar, sempre riprendendo le considerazioni espresse dalla Commissione Ue, contestano al piano rifiuti laziale anche «l'insufficienza della capacità degli impianti regionali di Tmb». Nonché «l'omessa considerazione di tutti gli impianti esistenti di cui è prevista la chiusura, e in particolare della discarica di Malagrotta». Il piano della Regione Lazio prevede in sintesi tre obiettivi: 65% di differenziata entro il 2012, riduzione della produzione di rifiuti, un sistema di piccole discariche residuali. Qualora gli obiettivi non fossero stati raggiunti sarebbe scattato uno "scenario di controllo" con la possibilità di autorizzare nuove volumetrie in discarica, nuovi Tmb e termovalorizzatori.
Differenziata al palo
Sul fronte della differenziata i giudici del Tar, basandosi sui dati Ispra 2008 (valore medio del 15%) arguiscono che «il raggiungimento del 65% non sembra verosimile». E che lo scenario di controllo appare «più attendibile» del primo, ma anche «più pericoloso per l'ambiente». Perché in base a questo scenario il piano rifiuti della Regione «risulta - in contrasto con la disciplina comunitaria - basato più sul conferimento in discarica che sull'incremento della raccolta differenziata, sul pretrattamento e recupero dei rifiuti».
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