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Questo articolo è stato pubblicato il 14 gennaio 2013 alle ore 17:19.

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NEW YORK - Prepariamoci al peggio: dopo la conferenza stampa a sorpresa del Presidente Barack Obama, la tensione politica per il rinnovo del tetto sul debito è salita al massimo: «Non accetterò che vi sia una pistola alla tempia degli americani – ha detto il Presidente in uno dei momenti più interessanti del suo intervento – la responsabilità di autorizzare le spese è del Congresso. Che agiscano in modo responsabile». Nessuna apertura dunque e anzi un rilancio. «Se vogliamo tagliare il disavanzo dobbiamo anche aumentare le entrate», ha detto Obama in una chiara provocazione per i repubblicani che credevano di aver chiuso la questione "tasse" a cavallo della fine dell'anno.
Con gli sviluppi di oggi, la partita che abbiamo seguito per il rinnovo dei tagli fiscali di Bush alla fine dell'anno, la prima parte del "fiscal cliff", potrà sembrare una semplice amichevole davanti allo scontro in arrivo per rinnovo tetto debito e tagli al disavanzo tra febbraio e marzo. Il Presidente, in questa sua ultima conferenza stampa del primo mandato - ricordiamolo , l'inaugurazione del secondo sarà fra una settimana - non poteva essere più chiaro: «Non ci sarà negoziato...Il tetto sul debito non può essere usato come arma di ricatto per tagliare la spesa...Se il Congresso deciderà di far fallire il governo americano che lo faccia: è nel suo diritto...».
La scadenza è vicinissima, alla fine del mese di febbraio appunto. Il pericolo è che, senza un autorizzazione a sottoscrivere nuovo fabbisogno, il governo americano smetta di pagare i suoi debiti o i suoi impegni: dal servizio sul debito alle pensioni, da fatture per ordini già eseguiti agli stipendi dei dipendenti pubblici. Il pericolo dunque è quello di una paralisi completa, di un vero e proprio fallimento degli Stati Uniti d'America. Come termine di paragone, se non si fosse trovata una soluzione alla questione tasse alla fine dell'anno ci sarebbe stato solo un impatto negativo sul tasso di crescita, ora si rischia la bancarotta, la chiusura e una reazione a catena dalle conseguenze imprevedibili sui mercati e sull'economia internazionale. Tutti sperano che non si arriverà a questo, che, come succede a Washington, per ora ci si trovi in mezzo a retorica infuocata. Ma il pericolo è ovviamente molto reale, soprattutto dopo le paole del Presidente.
Il ragionamento di Obama è semplice e in questa sua conferenza stampa lo ha spiegato con chiarezza: il rinnovo del tetto sul debito non puo' essere legato a riduzioni di tagli alla spesa perché le due tematiche sono diverse. «Il rinnovo del tetto sul debito – ha chiarito Obama – consente semplicemente al governo di sborsare pagamenti contratti dal Congresso. Il governo deve eseguire un ordine. È il Congresso che decide in materia di spesa, è il Congresso che ha già autorizzato certe spese. Sono conti che riguardano il passato». Come dire, se il Congresso ha autorizzato le spese, può anche avere il diritto di non onorarle, ma il problema è del Congresso non del Governo e dunque che si assumano le loro responsabilità.
I repubblicani hanno già reagito infuriati. Il Presidente della Camera Boehner ha detto: «Gli americani vogliono legare la riduzione del disavanzo con la riduzione del debito ed e' su questo che dobbiamo agire».
Obama ha anche promesso di introdurre altre nomine che renderanno più diversificato il suo governo nel secondo mandato e di riservarsi il diritto di ricorrere ad ordini esecutivi per affrontare il problema degli armamenti. In momento introspettivo, in chiusura, il Presidente ha detto si soffrire di "solitudine" alla Casa Bianca «forse perché le ragazze crescono...forse dovrei vedere piu' gente».

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