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Questo articolo è stato pubblicato il 20 gennaio 2013 alle ore 13:55.

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Corruzione, ballerine "pesanti" e coppie in fuga
Nel quadro non mancano gli scandali finanziari, che hanno accompagnato gli anni di una ricostruzione risultata 16 volte superiore il budget iniziale, e costata alla fine 500 milioni di euro. Cifra su cui ha indagato per corruzione la Corte dei Conti russa, sullo sfondo del licenziamento di una mezza dozzina di responsabili. Ma gli intrighi del Bolshoj che fanno più scalpore sono quelli che riguardano le sue prime ballerine, come Anastasia Volochkova che nel 2003 venne cacciata proprio da Iksanov perché - si disse - troppo alta e troppo pesante per essere sollevata dai partner. Veleni traboccati anche subito dopo il rilancio del Bolscioj, quando la coppia dei suoi ballerini più famosi, Natalja Osipova e Ivan Vasiljev, decise di abbandonare il tempio russo della danza per il meno prestigioso Teatro Mikhailovskij di Pietroburgo. Insoddisfatti - dissero - per la ripetitività dei ruoli che venivano loro assegnati, in cerca di maggiore libertà creativa.

Appello a Putin
Un duro colpo per Filin, che aveva chiesto una maggiore disciplina ai 220 ballerini della troupe, chiamati a limitare le apparizioni come "ospiti" all'estero per concentrarsi sulla propria compagnia. "A volte sembra che nessuno voglia più fare la ballerina - aveva detto in un'intervista -. Vogliono solo trovarsi un marito ricco o diventare famose in tv". Filin, cresciuto al Bolshoj, viene descritto come un uomo adorato dallo staff, ma la sua nomina appare come una scelta di compromesso e tra le fazioni interne non mancano le voci critiche al tentativo di rinnovare il repertorio restando comunque vicini - sotto la regia del leggendario coreografo di era sovietica Jurij Grigorovich - alla tradizione che ha fatto grande il tesoro nazionale della Russia.

"Da noi sia l'opera che il balletto hanno attraversato una crisi profonda negli ultimi dieci anni - è l'opinione di una delle stelle più conosciute e controverse del Bolscioj, Nikolaj Tsiskaridze -. Le nostre produzioni moderne vengono messe in scena in sale mezze vuote". Le ambizioni di Tsiskaridze sono ben note: l'aspirazione a diventare direttore generale, le critiche feroci ai lavori di restauro, l'accusa alla direzione artistica di non affidargli ruoli adeguati. Per promuoverlo al posto di Iksanov, in novembre un gruppo di attori si è rivolto con una lettera a Vladimir Putin.

Due anni fa, commentando gli scandali che avevano accompagnato i restauri, la portavoce del teatro Katerina Novikova spiegava che tutto questo avviene "perché il Bolscioj è grande e famoso, e diverse forze vorrebbero prenderne la guida". Ma in Russia, aveva concluso, c'è un detto: "Il cane abbaia, ma la carovana prosegue il cammino". Però chi ha attaccato Serghej Filin nel cortile di casa, giovedì sera, questa volta è andato oltre.

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