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Questo articolo è stato pubblicato il 21 gennaio 2013 alle ore 17:34.

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Jeroen Dijsselbloem (Reuters)Jeroen Dijsselbloem (Reuters)

Si scontreranno, e finiranno in stallo. Di nuovo, e ancora sul tema delle banche. L'Eurogruppo, questa sera, corre il rischio di chiudersi senza decisioni, a parte la nomina del successore di Jean Claude Juncker, l'olandese Jeroen Dijsselbloem, alla presidenza dell'organismo.
Il primo nodo è quelle delle ricapitalizzazioni delle aziende di credito affidato all'Esm, l'European Stability Mechanism, (il "fondo salva Stati"). Le discussioni tecniche vanno avanti, ma non sono concluse e si stanno intrecciando con aspetti squisitamente politici. Il salvataggio delle banche, più rischioso di quello degli stati, richiede più capitali per l'Esm, che solo i singoli governi possono fornire.

Anche per questo motivo c'è da definire quale ruolo avranno i paesi a cui appartengono le banche beneficiarie dei salvataggi "europei": l'idea è che debbano comunque acquisire una quota - forse tra il 5% e il 15% - per non incentivare l'intervento dell'Esm, che in questo caso si aggiungerebbe semplicemente a quello dello stato di appartenenza, e per non sovraccaricarlo di rischi che potrebbero comprometterne lo standing creditizio.

Il secondo problema è "definire" giuridicamente i legacy assets: in generale quei titoli posseduti da lungo termine e che hanno perso valore al punto da essere fonte di perdite, nel caso specifico sono quelli legati ai passati salvataggi nazionali. L'idea è quella di definirli come assets che risalgono a un periodo precedente la vigilanza unica europea, quella affidata alla Bce. A questo aspetto, che sembra puramente tecnico, è legato però quello della possibilità di far ricorso all'Esm per finanziare salvataggi già compiuti.

Tutta la discussione sulle ricapitalizzazioni "europee" delle banche è nata per sostenere le aziende di credito spagnole e irlandesi, sulle quali il governo di Madrid e di Dublino sono già intervenuti, ma i paesi "core", guidati dalla Germania, vogliono ora legare gli interventi dell'Esm all'esistenza di una vigilanza comune, escludendo ogni forma di retroattività.

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