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Questo articolo è stato pubblicato il 21 gennaio 2013 alle ore 20:46.
BRUXELLES - Diceva Albert Speer, l'architetto di Hitler, che la vita delle persone prende ogni tanto svolte impensabili, un po' come i treni quando incontrano un incrocio, e cambiano improvvisamente binario. Jeroen Dijsselbloem si trova in questa situazione. Ministro delle Finanze olandese da appena tre mesi, questa sera è stato eletto alla presidenza dell'Eurogruppo, sostituendo un grande vecchio dell'establishment europeo, Jean-Claude Juncker.
Da giovane, l'attuale ministro delle Finanze olandese manifestava contro lo spiegamento dei missili nucleari nel suo paese. Da deputato socialista critica "la morale sessuale dissoluta" dei suoi connazionali. Nato ad Eindhoven, Dijsselbloem, 46 anni, giunge da una famiglia cattolica, di insegnanti e agronomi. E' padre di due figli, parla francese e inglese, e secondo chi lo ha frequentato in questi primi mesi a Bruxelles sembrerebbe persona affidabile.
Nominato in novembre, si è dimostrato più moderato del suo predecessore, il democristiano Jan Kees de Jaeger, che più volte in questi anni è riuscito a inimicarsi non pochi colleghi con posizioni intransigenti. "Indubbiamente, Dijsselbloem si è voluto charmeur", spiega un diplomatico europeo. In questi primi giorni del 2013, l'uomo ha fatto un giro d'Europa incontrando i suoi omologhi più importanti, tra cui l'italiano Vittorio Grilli, il francese Pierre Moscovici, e lo spagnolo Luis de Guindos.
In una lettera inviata ai suoi colleghi e datata 20 gennaio, Dijsselbloem ha messo in chiaro le sue priorità. Tra le altre cose ha spiegato: "Dovremo promuovere un approccio equilibrato" nella gestione della crisi debitoria "riconoscendo che sono necessari sia disciplina che solidarietà". Ha anche messo l'accento sulla necessità di utilizzare l'Eurogruppo per preparare i vertici dei capi di stato e di governo a 17, rafforzando la governance della stessa zona euro.
Fosse solo per motivi istituzionali, Dijsselbloem non ha la statura di Jean-Claude Juncker, il 58enne presidente uscente dell'Eurogruppo e premier lussemburghese. Eppure per una serie di coincidenze di cui le cancellerie europee sono maestre, il ministro olandese è stato eletto questa sera, malgrado si dica che spagnoli e greci abbiano fatto ostruzionismo. L'elezione prevedeva la maggioranza semplice dei voti dei ministri.
Sulle questioni di bilancio, Dijsselbloem non è molto diverso da de Jaeger. Davanti al parlamento olandese in dicembre ha ribadito l'importanza del risanamento del bilancio. In questo senso, sarà comunque il portavoce del rigore economico. Qualche giorno fa, il giornale olandese Nrc Handelsblad citava però un diplomatico bruxellese: "Con Dijsselbloem dopo un duro scambio verbale è sempre possibile andare a bere una birra insieme", a differenza di quanto potesse accadere con il suo predecessore.
Al tempo stesso, alcuni funzionari ricordano che il membro olandese del Comitato economico e finanziario, l'organismo che raggruppa i direttori dei Tesori nazionali e che prepara le riunioni dell'Eurogruppo, è un uomo poco diplomatico, molto attento al rigore e poco propenso a venire incontro ai paesi più in difficoltà. Il nodo più attuale che Dijsselbloem sarà chiamato a risolvere è quello della ricapitalizzazione diretta delle banche. L'Olanda non vuole che sia retroattiva.
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