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Questo articolo è stato pubblicato il 25 gennaio 2013 alle ore 10:42.

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Ernesto Lupo (foto Ansa)Ernesto Lupo (foto Ansa)

Fatta eccezione per le corti di appello (ove sembrano stabilizzati i 900 giorni di durata media dei processi), si registra un aumento della media dei tempi di definizione dei procedimenti penali: da 233 a 265 giorni per i giudici di pace; da 329 a 357 giorni per i tribunali ordinari.
La situazione delle corti di appello, nel settore penale (ma, come vedremo, anche in quello civile) continua, dunque, a rappresentare il nodo più critico dell'intero sistema giudiziario, soprattutto per tempi di definizione assolutamente incompatibili con i parametri indicati dalla Corte Edu.

Durata eccessiva dei processi punto dolente per immagine dell'Italia
La eccessiva durata dei procedimenti costituisce, come è ampiamente noto, un punto dolente che, anche nel settore penale, non mostra segni di inversione di tendenza e continua a caratterizzare sfavorevolmente l'immagine del nostro Paese nel consesso europeo

Anche i ritardi della giustizia penale fattore negativo per l'economia
L'incidenza dei ritardi della giustizia sull'economia del Paese, da più parti concordemente sottolineata, è questione che riguarda prevalentemente il settore della giustizia civile, ma sarebbe sbagliato sottovalutare l'influsso negativo determinato dalla incertezza sui tempi dell'accertamento dei reati

Troppe 35mila fattispecie di reato, bene ministero su depenalizzazione
Lo sfoltimento delle fattispecie di reato, che secondo una indicazione di fonte non ufficiale raggiungono l'incredibile numero di 35.000, che anno dopo anno si accresce, rappresenta un obiettivo non eludibile, e va apprezzata l'iniziativa assunta dal Ministro della giustizia di istituire, in accordo con il disegno di legge-delega presentato alla Camera il 29 febbraio 2012 (A.C. 5019-ter), una commissione di studio per la previsione di nuove norme in tema di depenalizzazione29, i cui lavori non sono stati interrotti e il cui esito potrà essere affidato tempestivamente all'esame del prossimo Parlamento. Il lavoro di questa commissione potrebbe e dovrebbe utilmente estendersi anche all'individuazione
Agire su con urgenza sulla leva depenalizzazione
Occorre però ribadire l'auspicio affinché, accanto ad un'opera di depenalizzazione, che per il vero il citato d.d.l. non delinea come particolarmente incisiva, e ad un parallelo intervento di decriminalizzazione che superi la visione "panpenalistica" rispetto a ogni comportamento deviante dei consociati, si estenda grandemente il novero delle fattispecie perseguibili a querela della parte lesa, soprattutto nei reati che ledono interessi patrimoniali di privati, fatta ovviamente eccezione di quelli caratterizzati dall'uso di violenza o dalla lesione di soggetti deboli. Basti ricordare, soltanto per segnalare l'ordine di grandezza, che dei circa 50.000 ricorsi che pervengono annualmente in Cassazione, il 23 per cento circa riguarda reati contro il patrimonio, in gran parte perseguiti d'ufficio.

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