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Questo articolo è stato pubblicato il 30 gennaio 2013 alle ore 07:53.

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Quanto vale una mela marcia? Secondo gli oracoli moderni dei sondaggi tra i 200 e i 400mila voti a livello nazionale (dallo 0,5% all'1%) e tra i 40 e gli 80 mila voti in Lombardia. E allora va da sé che il frutto proibito si possa anche cogliere; anzi, si deve cogliere.

E le parole dal sen fuggite del presidente onorario rossonero il 6 gennaio scorso, ospite su Antenna 3 della trasmissione Lunedì di rigore sono già materia d'archivio: «Mi spiace doverlo dire, ma nel Milan è molto importante l'aspetto umano. Se metti una mela marcia nello spogliatoio può infettare tutti gli altri. Io ho avuto modo di dare un giudizio sulla persona Balotelli, non accetterei mai che facesse parte dello spogliatoio del Milan».

Contrordine compagni, se la sola parola non suscitasse all'interessato un'evidente eruzione cutanea, una sorta di varicella politica.
In realtà di contrordine contro i compagni trattasi. Perché tutto si fa per impedire ai "comunisti" di sempre la conquista di Palazzo Chigi. Così la mela marcia ritorna ad essere il delicato frutto del piacere che conosciamo fin dai tempi della creazione.

Balotelli entra dunque nella ricca collana rossonera, gioiello tanto puro quanto dai pericolosi bagliori. Chiedersi cosa accadrà è esercizio vano. Di certo il talento bresciano irrompe, è il caso di dirlo, in una delle scuderie più affidabili e per lui suona l'ultima, definitiva campanella d'oro.
L'andamento della trattativa e il fuoco di fila delle ultime settimane suggeriscono l'ipotesi che l'affare sia sempre stato all'ordine del giorno anche nelle ore delle facili smentite. Il pizzaiolo Raiola, suo procuratore, ha manovrato da perfetto stratega qual è, fiutando l'affare. Difficile che la pepita nera possa superare in futuro l'attuale quotazione. Di certo, restando al City, i margini s'erano ridotti in una squadra che oramai guarda di traverso l'eccentrico italiano che gioca a far lo sfasciacarrozze in pubblico e lavora poco in campo.

Com'è ovvio, già si sono scatenati i commenti: chi ha fatto il vero affare, il Manchester City o il Milan? Il City, visto l'enorme esborso iniziale, ha comunque perso e non poco.
Quanto al Milan l'unica perdita vera, per ora, è la coerenza con i principi d'austerità sbandierati, ma si sa che la coerenza, come la verità, è materia plasmabile nell'universo di Eupalla. Al tifoso rossonero poco o nulla importa.
Resta ora da capire se la puntata rischiosa del candidato Berlusconi avrà effetto, al di là delle previsioni dei sondaggisti. L'ex presidente del Consiglio vanta un passato di colpi calcistici che dimostrano il suo fiuto da intenditore e amante del gioco raffinato e che sa bene quanto lo sport più popolare possa incidere nel suo destino.

Non è un mistero che il suo percorso di uomo politico abbia ricevuto un impulso non marginale dal calcio. Quando nel 1994 vince le elezioni, il suo Milan, rilevato otto prima dal fallimento di Farina, è nelle mani di Capello e domina in Italia. Alla fine del mandato dell'allenatore saranno quattro scudetti in cinque stagioni. Ma sono stati gli anni precedenti, i primi della presidenza Berlusconi, a consacrare il mito: in tre anni il Milan vince due Coppe dei campioni, due Supercoppe europee, 2 coppe intercontinentali e una Supercoppa italiana, una progressione travolgente che colloca la società sul tetto d'Europa. Gullit, Van Basten, ma anche Donadoni e Massaro sono tra gli artefici dei suoi trionfi.

E poco importa se il suo atto iniziale, l'acquisto di Lentini dal Torino nel 1986, sia un affare poco chiaro, con miliardi girati in nero al presidente del Torino: una lunga avventura giudiziaria conclusasi con la prescrizione del reato di falso in bilancio. Ciò che resta nella memoria di chi guarda al mondo dalla finestra del tifo calcistico sono solo i trionfi.
Dopo il Berlusconi 1 del ‘94, ci sono i Berlusconi 2 e 3 tra il 2001 e il 2006 e nello stesso intervallo di tempo i trionfi di Ancelotti, le Champions, gli scudetti. Dopo l'umiliazione di Calciopoli, anche negli anni più recenti, quelli del Berlusconi 4, non sono mancati i successi.

Riuscirà anche stavolta il colpo a sensazione? Il rischio della puntata è stavolta assai alto e l'impressione è che Balotelli sia un coup de theatre, una mossa disperata più che l'avvio di un progetto, come fu negli anni d'oro degli olandesi volanti.
Ma il calcio, si sa, è materia di gomma, pronta a smentire chiunque. Anche e soprattutto quando è un altro modo per fare politica.

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