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Questo articolo è stato pubblicato il 31 gennaio 2013 alle ore 14:41.

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In un decennio gli atenei italiani hanno perso il 17% degli studenti. Parallelamente sono diminuiti anche i docenti (sia ordinari che associati) e e i laureati. E il trend è destinato a proseguire anche nei prossimi anni se i fondi pubblici continueranno a diminuire e se la valutazione della didattica e della ricerca non diventerà finalmente realtà. È l'allarme lanciato dal Consiglio universitario nazionale (Cun) in una dichiarazione al futuro Governo che mette in fila tutte le emergenze esistenti alla voce università.

In 10 anni persi oltre 58mila studenti
Il primo dato che balza agli occhi nel documento di 21 pagine messo a punto dal Cun è la diminuzione degli immatricolati dai 338.482 dell'anno accademico 2003/2004 ai 280.144 dell'anno 2011/2012. In pratica, il 17% in meno sull'intero territorio nazionale. È come, sottolinea il Consiglio universitario, se in un decennio fosse scomparso un intero ateneo di grandi dimensioni come la Statale di Milano. Ai diciannovenni, il cui numero è rimasto stabile negli ultimi 5 anni, la laurea interessa sempre meno: le iscrizioni sono calate del 4% in tre anni, passando dal 51% nel 2007-2008 al 47% nel 2010-2011.

Italia indietro anche nel numero di laureati
L'emergenza risulta ancora più pesante in un Paese come il nostro che ha un numero di laureati al di sotto della media Ocse: nel 2012 risultavamo ancora al 34esimo posto su 36 Stati esaminati. Solo il 19% dei 30-34enni possiede una laurea, contro una media europea del 30% (rilevazione al 2009). E, come se non bastasse, il 33,6 % degli studenti universitari è fuori corso mentre il 17,3% nè parcheggiato all'interno degli atenei e non sostiene esami.

Scendono i corsi di laurea e i docenti
In sei anni sono stati eliminati 1.195 corsi di laurea. Quest'anno (2012/2013) sono scomparsi 84 corsi di laurea triennali e 28 di tipo specialistico/magistrale (biennali). Una riduzione dovuta sia alla doverosa azione di razionalizzazione adottata dagli atenei sia alla pesante riduzione numerica del personale docente. In soli sei anni (2006/2012) il numero dei docenti si è ridotto del 22%: gli ordinari sono passati dai quasi 20mila del 2006 agli attuali 14.500; gli associati da 19mila a 16mila. E nei prossimi 3 anni si prevede un ulteriore calo dei professori di ruolo. Senza contare che già oggi la media Ocse è di 15,5 studenti per docente contro i 18,7 dell'Italia (includendo sia i docenti strutturati che quelli a contratto).

L'emorragia si estende ai dottorati
In Italia abbiamo 6.000 iscritti in meno ai corsi di dottorato (nella fascia età 25-27 anni) rispetto alla media europea. Inoltre in Italia il 50% dei laureati segue i corsi di dottorato senza alcuna borsa di studio. Il dottorato (o Doctor in Philosophy – Ph.D o PhD) è il più alto grado di istruzione universitaria in molti paesi del mondo ma l'attuazione della riforma del dottorato di ricerca prevista dalla legge Gelmini è ancora al palo. Il regolamento, che dovrebbe consentire la diffusione anche lungo lo Stivale della figura del dottorato industriale, ha appena ottenuto l'ok del Consiglio di Stato.

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