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Questo articolo è stato pubblicato il 01 febbraio 2013 alle ore 09:51.

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Torniamo indietro di sei anni, al 2007. Il ct era un francese, Pierre Berbizier, alla seconda stagione con l'Italia. Dalla prima avevamo ricavato soprattutto speranze, rafforzate da una novità assoluta per il nostro Sei Nazioni: un risultato positivo in trasferta (18 pari al Millennium di Cardiff con il Galles). Ora, si trattava di consolidare il tutto. Il primo incontro, in casa con la Francia destinata a vincere il torneo, fu un disastro. Sebastien Chabal, barbaro inarrestabile, ebbe una buona parte nel 3-39 finale. Ma l'Italia seppe risorgere. Prima una sconfitta piena di buoni segnali sul terreno dell'Inghilterra, poi quello che non era mai accaduto, e che da allora non accadde più: due vittorie due, oltretutto consecutive, nella stessa edizione. Espugnata la fortezza di Murrayfield, in Scozia, superato il Galles al Flaminio. Record di audience per la partita finale, giocata ancora a Roma e persa contro un'Irlanda troppo forte, un quarto posto finale che rimane il migliore piazzamento su 13 edizioni, una scalata nel ranking mondiale fino ad arrivare all'ottavo scalino, picco mai più raggiunto (attualmente l'Italia è decima).

Adesso, 2013, abbiamo un altro allenatore francese alla seconda stagione, Jacques Brunel, un bel cestino pieno di speranza e, neanche a farlo apposta, la Francia in casa alla prima giornata. È ovvio auspicare che le analogie tra le due stagioni proseguano, magari evitando di finire sbranati dai transalpini. Che arrivano con qualche infortunato di troppo, ma sono vicecampioni del mondo e, nei test match di novembre, unica europea, hanno trionfato sulle avversarie dell'emisfero Sud. Insomma, in un mistero gaudioso come il Sei Nazioni - con cambi di gerarchie repentini, che fanno parte integrante del suo fascino - proprio gli uomini guidati da Philippe Saint-André sembrano i favoriti numero uno. Con tutto il rispetto per le altre, ovviamente, a partire da un'Inghilterra che ha chiuso un periodo deludente prendendosi il lusso di strabattere la Nuova Zelanda, regina mondiale reduce da 20 risultati utili consecutivi. A proposito, i bookmaker vedono fianco a fianco Francia e Inghilterra, pagate a 2,75 per la vittoria finale, con l'Irlanda a 5, il Galles campione in carica a 6,50, la Scozia a 29 e l'Italia... a 201.

Nel frattempo, dopo le "prove" più che positive dell'anno scorso in termini di risposta del pubblico, il Sei Nazioni azzurro si è trasferito definitivamente all'Olimpico e, per le tre partite interne di quest'anno, si punta a raccogliere un bottino complessivo di 180mila spettatori. Dai privilegiati che si godranno la partita (ma anche il pre e il post match) coccolati dal servizio hospitality - che da noi è ancora in rampa di lancio, mentre in stadi come Twickenham, Londra, assicura introiti da decine di milioni all'anno - alle curve da cui, onestamente, più di tanto la partita non si può capire nei dettagli. Fatto sta che ormai il fattore evento sembra acquisito e, anche senza pensare a un tutto esaurito ogni volta, pretesa difficile soprattutto in tempi di crisi economica, il business è più che avviato. Con tanto di suggestivo villaggio del terzo tempo al Foro italico, una specie di lunapark ovale per gli appassionati di tutte le età.

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