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Questo articolo è stato pubblicato il 01 febbraio 2013 alle ore 09:52.

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Il grande Slam, la triplice corona, la Calcutta Cup e, temutissimo, il cucchiaio di legno. Ci sono 130 anni di storia dietro questi termini da iniziati, che sintetizzano vittorie indimenticabili e sconfitte brucianti. Il rugby è, nello stesso tempo, aperto alle innovazioni (basti pensare alla prova tv, ammessa da anni e ora pronta a essere estesa a situazioni di gioco diverse dal "semplice" meta-non meta) e assai rispettoso delle tradizioni. E, quanto a tradizione, il massimo torneo europeo non teme confronti.

Nel 1883 la prima edizione, con la partecipazione delle quattro Home Unions (Inghilterra, Galles, Scozia e Irlanda) e il successo degli inglesi, capaci di aggiudicarsi anche la triplice corona. Un riconoscimento, questo, assegnato alla squadra anglosassone che supera le altre tre nel confronto diretto (perché la formula è un girone "all'italiana" di sola andata, e le singole partite si disputano un anno in casa e un anno fuori). Ovviamente i vincitori si presero anche la Calcutta Cup, che si mette in palio ogni anno tra Inghilterra e Scozia. Negli anni pionieristici non tutte le edizioni del torneo vennero completate, mentre cominciarono a verificarsi alcuni arrivi alla pari: la formula dei due punti per la vittoria, un punto per il pareggio e zero per la sconfitta è arrivata fino ai nostri giorni (mentre in tutte le altre competizioni rugbystiche è stata adottata la più complessa soluzione "australe"), ma dal 1994 - se due o più squadre arrivano appaiate - si considera la differenza punti. E così si evitano vittorie "di gruppo": la più clamorosa fu quella del 1973 quando tutte e cinque le squadre (rappresentanti di Home Unions più Francia) vinsero due partite e ne persero altrettante. Come dire, tutte prime ma anche, paradossalmente, tutte ultime…

La Francia entrò in gioco nel 1910 e - a parte quattro anni di interruzione del torneo per la prima guerra mondiale, cui anche i giovani sportivi pagarono un enorme tributo - rimase nella competizione fino al 1930, senza mai riuscire ad affermarsi. L'ingresso dei transalpini fu preceduto di poco, nel 1908, dalla novità del grande Slam, attribuito a chi arriva alla vittoria finale battendo tutte le altre contendenti. A oggi l'impresa è riuscita 12 volte all'Inghilterra, 11 al Galles (l'ultima l'anno scorso), nove alla Francia, tre alla Scozia e due all'Irlanda.

Dal 1931 al secondo dopoguerra, i francesi rimasero fuori dal torneo, essendo "tacciati" di professionismo. La manifestazione si fermò per sette anni, dal 1940 al 1946, a seguito del conflitto mondiale, poi ripartì con cinque squadre. E la Francia, prima a pari merito con Inghilterra e Galles nel 1954 e con il Galles l'anno dopo, nel 1959 si aggiudicò il suo primo Cinque Nazioni "non condiviso", mentre il 1968 fu l'anno del primo grande Slam per i Bleus. Storie e leggende, campioni, grandi folle entusiaste e corrette. Il torneo non è mai venuto meno al suo appeal. Formidabili gli anni 70, dall'edizione del 1972 non completata (perché Scozia e Galles si rifiutarono di giocare in Irlanda, avendo ricvebvuto lettere minatorie da parte dell'Ira) all'epopea del grande Galles: quello dei Gareth Edwards, Barry John, Phil Bennett, Jpr Williams, Gerald Davies, che in un decennio arrivò primo in solitudine ben cinque volte.

Nel 1993, per la prima volta, viene assegnato un trofeo alla squadra che vince la manifestazione. E nel 2000 avviene quello che, solo fino a pochi anni prima, sembrava impensabile. Si passa dal Cinque al Sei Nazioni, ed è l'Italia la nuova protagonista. L'esordio, il 5 febbraio, è un sogno azzurro: battuta 34-20 la Scozia campionessa uscente. Ma il seguito è un sentiero duro, pieno di lezioni e sconfitte. Nel 2001 e nel 2002 si perdono tutte le partite: ultimi posti accompagnati, in questo caso, dal cucchiaio di legno, la posata da evitare, il premio al contrario, virtuale e beffardo, per la squadra che esce sempre sconfitta dal campo (anche se, secondo un'altra interpretazione, per rimediare il "wooden spoon" basterebbe semplicemente arrivare ultimi). Ma intanto l'Italia c'è, e si concede qualche altro successo da ricordare con particolare gioia: la prima volta contro il Galles, 30-22 nel 2003, la prima (e unica) vittoria in trasferta, 37-17 nel 2007 sulla Scozia, lo sbalorditivo 22-21 ottenuto contro ogni pronostico due anni fa al Flaminio sulla Francia. Che, nell'occasione, cedette il passo al momento della consegna del trofeo Garibaldi, introdotto dal 2007 per la vincitrice del confronto annuale tra le due formazioni "latine".

Il Sei Nazioni 2012
Primo turno
Francia-Italia 30-12; Scozia-Inghilterra 6-13; Irlanda-Galles 21-23
Secondo turno
Italia-Inghilterra 15-19; Galles-Scozia 27-13; Francia-Irlanda 17-17*
Terzo turno
Irlanda-Italia 42-10; Inghilterra-Galles 12-19; Scozia-Francia 17-23
Quarto turno
Galles-Italia 24-3; Irlanda-Scozia 32-14; Francia-Inghilterra 22-24
Quinto turno
Italia-Scozia 13-6; Galles-Francia 16-9; Inghilterra-Irlanda 30-9
Classifica finale
Galles 10 punti; Inghilterra 8; Irlanda e Francia 5; Italia 2; Scozia 0

L'albo d'oro (dall'ingresso dell'Italia)
2000: Inghilterra; 2001: Inghilterra; 2002: Francia; 2003: Inghilterra; 2004: Francia; 2005: Galles; 2006: Francia; 2007: Francia; 2008: Galles; 2009: Irlanda; 2010: Francia; 2011: Inghilterra; 2012: Galles

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